Crediamo che nella vicenda fiere ci siano due momenti decisionali, entrambi importanti ma uno decisivo: crediamo o no che le manifestazioni realizzate nel Centro Espositivo di Mancasale siano importanti per l’economia reggiana? Se sì, va garantita la loro continuità: diviene un fatto prioritario. Solo dopo avere assunto questa decisione fondamentale e prioritaria si potrà parlare di piano strategico (che obiettivi e quali percorsi), di piano industriale (con quali risorse e quali risultati) e di alleanze.
Analizziamo il documento Vecchi, Manghi, Landi.
1-“Trattativa con Milano riavviata circa 6 mesi or sono”. Vecchi, Manghi e Landi affermano che 6 mesi fa ripresero i contatti con Milano e non trovarono alcun interesse. Ma che si aspettavano? Per mesi avevano bombardato i media di proclami negativi sulle fiere reggiane, accusate di non essere un patrimonio della città, di avere dilapidato una fortuna (le hanno scambiate per Sofiser…), di non essere parte del loro progetto, di essere interessati solo a fare cassa vendendo i padiglioni. Saremmo curiosi di sapere con quale proposta si sono presentati agli interlocutori milanesi…E’ come se un venditore di tappeti dicesse dei suoi prodotti che hanno un disegno ed una trama pessimi, una lana che puzza di caprone e sono pieni di tarme. Poi pretendesse di venderli….Pessima operazione di marketing, non credete?.
2-Incontri con politici e tecnici dell’E/R: si tratta degli stessi che hanno inventato la teoria dei 3 poli (Rimini, Bologna, Parma). E gli altri quartieri? Dedicheremo loro un De profundis. Ben recitato, per carità…Sono coloro che hanno di fatto “ucciso” l’esperienza reggiana, unico caso in regione. E’ infatti ad essi attribuibile l’affondamento del tentativo Ferrarini /Fiere Milano, con l’alternativa/bufala Muzzarelli/Fiere Parma. E li consultiamo ancora? Non devono dare consigli, devono solo dare le risorse per acquistare il Quartiere di Mancasale dalla procedura concorsuale..
3-Incontri con gli organi della procedura concorsuale. Dopo Milano si prosegue con analoga leggerezza nei confronti della procedura concorsuale, già maltrattata con gli eventi iniziati nell’era Masini e bruscamente terminati nell’era Manghi. La richiesta di prosecuzione per 1 anno degli eventi fieristici ha senso solo nell’ambito di un piano che abbia come obiettivo irrinunciabile quello di mantenere pienamente operative per il futuro le Fiere reggiane. LO VOGLIONO? Lo dichiarino, poiché ora sembra non lo vogliano.
4-Penali da versare agli organizzatori, “utilizzando il residuo attivo di liquidazione…”. Ma davvero i tre amministratori pensano che ci sarà un residuo attivo nella liquidazione? E cioè che la vendita all’asta del patrimonio ex Sofiser (fra cui il quartiere fieristico) consentirà di pagare il 100% del debito e di lasciare un “residuo attivo” per i soci REF/Sofiser? Non possiamo credere si tratti di eccesso di ottimismo Gli organizzatori privati non riceveranno alcun indennizzo. Infatti, i loro contratti scadono il 31 dicembre 2015 e nulla possono chiedere e chiederanno.
5-Questione dipendenti. Siamo, purtroppo, di fronte ad un’altra “omissione”. La chiusura delle Fiere/gestione comporta problemi occupazionali per i 4 residui
dipendenti (Fieremilia), ma produce anche centinaia di altri lavoratori con gravi problemi di lavoro. Non qualche unità, ma centinaia, forse oltre il migliaio se si considerano , oltre al settore accoglienza e ristorazione, anche altri settori tecnici e produttivi. Chi se ne preoccupa ed occupa? Per non parlare delle conseguenze sugli imprenditori: forte calo dei ricavi, ricadute sulla liquidità e sui rapporti con le banche, rischi seri di default (quindi anche le banche potranno subire conseguenze). Tutto questo pare lasci indifferenti sindaco, provincia e- soprattutto- Landi, che dovrebbe ben conoscere il pericolo. E ciò non vale solo per il comune capoluogo ma per tutta la provincia. E addirittura coinvolge le provincie limitrofe: ad esempio, i 7/8 principali eventi saturano la ricettività alberghiera da Parma a Modena a Mantova. Non c’è bisogno degli stimoli di Bonaccini per realizzare una collaborazione economica in regione……C’è solo bisogno che ci lasciate operare in pace nei luoghi che sono adeguati alle nostre attività. Come- appunto- il Centro Espositivo di Reggio. Se chiudete, invece di pagare il debito Sofiser, pagherete la cassa integrazione ed i costi sociali….Non pare molto intelligente. Non avete deciso di chiudere una fabbrica decotta, senza mercato, ma una i cui clienti fanno il diavolo a quattro per continuare a comprare i suoi prodotti e che produce ricadute positive sul territorio. Anche per questo, la chiusura non pare rientri nelle logiche dell’economia.
6-”……(Vecchi, Manghi e Landi) continuano ad agire al fine di ridurre al massimo l’impatto economico sul territorio derivante dalla procedura concorsuale”. “Le abbiamo tentate tutte”… dicono Vecchi, Landi e Manghi. Meno il più semplice: pagare i debiti Sofiser ed organizzare un Centro espositivo ancora più efficiente, che parta dall’attuale patrimonio di eventi e di esperienza. Così si salvano la dignità delle istituzioni e l’economia e la tenuta sociale del nostro territorio. Mancano i soldi?. Trovateli, assieme alle banche che con voi hanno prodotto il disastro. Per salvare davvero il futuro delle fiere bisogna avere il buonsenso di credere nell’evidenza: gli eventi fieristici reggiani sono stati, sono e saranno uno strumento importante di promozione e crescita della nostra comunità e non di produzione di debiti.
Chi non ci crede, per cortesia accosti a destra.
A conclusione, un auspicio. Le Fiere non paghino responsabilità di Sofiser interrompendo la propria attività. Si tenterebbe (invano ) di chiudere un buco causando una voragine. L’intervento Confcommercio è innanzitutto un richiamo al senso di responsabilità di tutti, istituzioni, organizzazioni di categoria, persone di buona volontà: in questo senso va apprezzato e sostenuto, con convinzione e con integrazioni positive e costruttive. Siamo certi che le altre organizzazioni di categoria non faranno mancare il loro supporto. Il Comitato continuerà nella sua azione: ha ricevuto oltre 3.000 attestati di stima e di sostegno da ogni parte d’Italia.. Ma il ruolo principale devono svolgerlo comune, provincia, Camera di Commercio, non possono nascondersi dietro pretestuose motivazioni. La perdita di ricchezza e di posti di lavoro è un problema, grave, che deve coinvolgere tutte le istituzioni anche se non fosse scritto nei loro compiti istituzionali. La crisi che si aprirebbe colpirebbe tutti i comuni della provincia: per quale motivo in quel consesso non dovrebbero parlarne? O non dovrebbero parlarne per lo stesso motivo in sede comunale del capoluogo? Non parliamo poi delle sede camerale. E mostrino, le tre istituzioni, che non sono interessate a speculazioni ma solo allo sviluppo economico e sociale del nostro territorio. E’ questo il loro compito.