Scritta in versi e (suo)nata dal vivo, ispirata a Niccolò Paganini e dedicata al ricordo del presente, quindi al ritorno a se stessi, qui e ora. S’intitola “Tabula rosa – 77 variazioni senza tema né tempo” (casa editrice la reggiana thedotcompany: 106 pagine a 11,90 euro, in distribuzione nelle librerie da venerdì e da metà maggio acquistabile online in formato ebook) ed è la nuova raccolta di liriche di Ciro Andrea Piccinini, blogger musicista poeta e critico, che torna alla poesia quattordici anni dopo l’uscita del suo precedente e secondo lavoro.
La presentazione del nuovo libro-assolo in rima si terrà giovedì sera, 30 aprile (con aperitivo ludico-musico-letterario dalle ore 19.45), presso lo studio di Rossi Fotografi, in via Emilia San Pietro n. 13/A (centro storico di Reggio), per l’occasione allestito come una sala da concerto.
Special-guests dell’evento (ingresso libero), voluto provocatoriamente alla vigilia dell’inizio di Expo 2015 (“All’Expo, cioè al cosiddetto futuro, preferisco l’Epos, ossia i poemi epici del passato, che sono eterni”, spiega l’autore, che nella quarta di copertina si definisce “ironista cartivoro e ironista internettuale”), saranno due giovani e talentuose musiciste, vale a dire Cecilia Bolognesi (violino) ed Elde Lini (violoncello), che suoneranno pezzi del repertorio classico e accompagneranno la lettura di una selezione di poesie, affidata ad attori emiliani della commedia dell’arte e del teatro dell’assurdo.
Al dibattito, poi, presentato da Chopinhauer (pseudonimo dietro il quale si cela un noto pianista-filosofo romantico di Lentini, meglio conosciuto come “Gorgia on my mind”), interverranno sofisti, negromanti, mitomani (nel senso di amanti dei miti greci), frati esorcisti, umanisti sui generis e trapezisti della compagnia “Saltimbanchi del Mutuo Soccorso”, nonché realisti a gettone e ospiti a sorpresa.
La raccolta-concept “Tabula rosa”, divisa in tre parti (White album, Zona grigia, Scatola nera), è una cascata di trilli e ultrarime, di giochi d’artificio e funamboliche scene di stanze e distanze, tra l’Io e Dio. Insomma, “una zona grigia con al centro una scatola nera contenente il dentro d’ogni cosa, quindi la nudità d’un palco (come libertà) e bianchi taccuini per anime a sfera”.