“Now” è il titolo dello spettacolo della coreografa Carolyn Carlson portato in scena per la prima volta in Italia, lo scorso 13 marzo al Teatro Valli di Reggio Emilia. Carolyn Carlson, di origini finlandesi ma nata in California nel 1943, è una delle figure più influenti della danza contemporanea, autrice di più di cento coreografie e vincitrice nel 2006 del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia. Contributi fondamentali allo spettacolo “Now” sono le musiche, curate da Renè Aubry, e le luci, di Patrice Besombes. Minimali ed elegantissimi i costumi di Chrystel Zingiro.
Il tema di “Now” ruota intorno al concetto del presente, affrontando il tema della quotidianità e della casa. La casa, lo spazio familiare, è lo specchio di una lettura del mondo che ci circonda, la creazione di una porzione di universo resa intima e rassicurante. La difficoltà nella costruzione di una casa sta nell’elaborazione del legame tra la dimensione interiore e il corpo e lo spazio che abitiamo. “Oggi viviamo nel nostro spazio individuale ma non possiamo dimenticare che facciamo parte della Natura che fa a sua volta parte del cosmo”, sostiene l’autrice. Volontariamente o involontariamente, la tensione è quella alla creazione di un legame tra lo spazio privato ed un ordine mentale e spirituale dell’energia proveniente dal mondo esterno.
La spiritualità dell’uomo interagisce inevitabilmente con l’universo, il rapporto tra microcosmo e macrocosmo è tema caro e spesso affrontato nei lavori di Carolyn Carlson. Alla base delle opere della coreografa sta la poesia, che attraverso un processo di elaborazione si trasforma in energia dalla quale scaturisce il movimento. La danza della Carlson è influenzata dalle discipline orientali, e il risultato è una evidente contaminazione di misticismo e riflessioni zen. “Now” dunque è intimità, protezione, sogno, ma anche turbamento, ricerca di altro.
Il nucleo familiare, rappresentato dai danzatori, infine si divide, ciascuno in cerca della propria strada. La costruzione della casa è personale, richiede un’allontanamento e un’elaborazione. Tra le note d’intento si legge l’emblematica frase di Gaston Bachelard: “Riportare lo spirito a sé stesso, là dove la visione interiore percepisce lo spazio dove viviamo”, la medesima tensione che porta ciascuno a trovare il proprio particolare, specchio dell’universale.
Anna Vittoria Zuliani