Romanzo condominiale: il Pd sforna un altro Proust. Andrea Rossi incassa like con un addio immobiliare

Da renziano di ferro ha “rottamato” pure casa sua! Il deputato reggiano ha postato ieri su Facebook un lungo messaggio d’addio all’appartamento in cui ha vissuto per 36 anni su 42 nell’amata Casalgrande di cui è stato sindaco 10 anni. Un exploit toccante: chapeau da 7per24! Un racconto autentico, commovente, scritto bene e capace di toccare le corde emotive di numerosi amici e seguaci: like, cuoricini e faccine che fanno sigh!, insomma un tripudio di commenti e tante lacrime sul filo della nostalgia. E’ nato un romanziere: finalmente un politico capace di mettere insieme sintassi e grammatica degli affetti, invidiabile punteggiatura e climax narrativo, colore descrittivo – l’attenzione ai particolari che ti fa sembrare lì e sentire o rivivere tutto, tra memoria e riscatto – e saga famigliare, profondità muraria e progressismo edilizio. Morale della fabula? L’aria di Roma fa bene, aiuta lo slancio lirico e l’afflato (il pathos) dei grandi reportage: senza dubbio una prosa fluente e contagiosa, matura e consapevole, senza sbavature o concessioni retoriche (difficile per tutti azzeccare stile e drammaturgia giusti, solo i grandi ci riescono), ma anche una prova di storytelling da sinistra e di sinistra nel deserto degli attendismi, dei riposizionamenti e degli sgambetti fratricidi pre-congressuali (la letteratura va oltre, punta in alto e guarda avanti, parla a tutti e come un classico è per sempre). All’interno il memoir integrale del resp. organizzativo nazionale del partito Allineamento abitativo: anche il leader Matteo ha cambiato e/o comprato casa da poco
SULLA SCIA DI RENZI. Anche l’ex Premier ed ex segretario Pd ha cambiato-comprato casa da poco

Pubblichiamo il post che “il politico che sa emozionare ed emozionarsi”, Andrea Rossi (parlamentare, responsabile organizzativo nazionale Pd, ex sottosegretario alla presidenza della Regione ER: Iddio lo preservi così, umano e nostrano, proteggendolo dal cinismo del potere romano) ha postato sul suo profilo Facebook, incassando oltre 300 like e innumerevoli commenti di ammirazione e approvazione. In versione ampliata e integrata, potrebbe trasformarsi nella forma evoluta di un romanzo di formazione (con una saga famigliare e l’epopea di un paese di provincia a fare da sfondo): nulla da invidiare, appunto, alle storie valorizzate su carta da Veltroni e Franceschini, per dire.

L’immagine postata ieri da Rossi a corredo del suo post

La biografia di uno che ce l’ha fatta (carriera, amore, amici) partendo dall’appartamento di un quartiere popolare sognando rock’n’roll e stadi juventini. Casalgrande come Macondo? i Rossi come i Buendìa? l’ex sindaco, oggi deputato, come Màrquez (lo scrittore che vinse il Nobel, non il pilota di MotoGp)? Fantatitolo:”Cent’anni di solitudine politica… ma anche no, tiè!” (n.b.: ogni possibile, forse inevitabile ma comunque un po’ scontato riferimento all’attuale fase politica del Pd è da considerarsi puramente ingeneroso e dunque da rimuovere anche dai pensieri più innocentemente e innocuamente ironici – ndr).

“Difficile dirsi addio, anche perché questa volta non può essere un arrivederci. Abbiamo condiviso 36 anni su 42 insieme, la mia vita, sei stata parte di me e con me porterò e proteggerò tutti i ricordi. Anche quattro mura possono portare con sé una dimensione sentimentale, una relazione, in assenza di parole, che può sembrare dura e cruda… ma in fondo ci siamo voluti bene.

CHAPEAU! Rossi con la Boschi e un’altra bella ammiratrice della sua felice capacità di narrazione

Perché in 36 anni vissuti insieme c’è appunto la mia vita, le gioie, tante, dai primi calci al pallone nel corridoio, il pranzo della cresima (fatto insolito viste le dimensioni delle quattro mura), la conquista del mio primo spazio privato a 14 anni, una camera tutta per me, prima condivisa con i miei genitori con quel senso di responsabilità che mi accompagnava per avergli ridotto quella necessaria intimità, il superamento della televisione con il tubo catodico durante i mondiali del 1990, le prime amicizie in cortile, le relazioni umane condominiali vissute in una società allora profondamente altruista e accogliente, dove le porte erano sempre aperte in un libero scambio di materie ma soprattutto di parole, il tavolo della domenica sempre al completo con mamma e papà, i nonni e la tata, l’immancabile bollito che seguiva il tradizionale cappelletto in brodo, la festa per la vittoria dell’ultima Coppa dei Campioni nel 1996, il motorino nuovo Kymco 50 oppure la Uno 70 SX, ricordi che si rincorrono, a decine e centinaia, alcuni confusi altri indelebili.

Come le difficoltà vissute con te, quelle di una semplice famiglia che doveva fare di necessità virtù, in spazi sicuramente non abbondanti, negli anni dell’austerity (quella vera) con l’unica TV che diventava il momento di unione famigliare, le lacrime degli addii improvvisi… quello del nonno a poche settimane dai festeggiamenti delle nozze d’oro, di nonna tra le braccia della sua famiglia al completo in un sabato sera di inizi anni 2000 e di zia nel dicembre del 2011 che è stato il prologo al mio ritorno da te.

DUE CUORI, UNA CAPARRA. L’ex sindaco di Casalgrande nel giorno del suo matrimonio, celebrato dall’ex pres. Errani

E che ritorno, la notte del 25 aprile 2012, una gioia immensa la prima notte, il giorno del matrimonio, l’inizio della nuova famiglia con il mio grande amore Ilaria Guidotti, e subito mi sei sembrata altra cosa rispetto a quella lasciata nel 2006, rinnovata seppur in economia, ampia quasi da perdersi, calda e protettiva per accompagnarci nei primi passi di chi abbandonando il porto sicuro delle rispettive famiglie era pronto a navigare in mare aperto con tante incognite ma con l’unica certezza: l’amore.

Ti saluto, scende una lacrima e chiudo la porta per l’ultima volta. Addio via Botte 8, terzo piano scala B, ci siamo voluti bene, ti vorrò ancora bene.”

***

Da renziano di ferro ha “rottamato” pure casa sua! Il deputato reggiano ha postato ieri su Facebook un lungo messaggio d’addio all’appartamento in cui ha vissuto per 36 anni su 42 nell’amata Casalgrande di cui è stato sindaco 10 anni. Un exploit toccante: chapeau da 7per24!

Un racconto autentico, commovente, scritto bene e capace di toccare le corde emotive di numerosi amici e seguaci: like, cuoricini e faccine che fanno sigh!, insomma un tripudio di commenti e tante lacrime sul filo della nostalgia. E’ nato un romanziere: finalmente un politico capace di mettere insieme sintassi e grammatica degli affetti, invidiabile punteggiatura e climax narrativo, colore descrittivo – l’attenzione ai particolari che ti fa sembrare lì e sentire o rivivere tutto, tra memoria e riscatto – e saga famigliare, profondità muraria e progressismo edilizio.

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