Memoriali La ricostruzione sociale davanti all’abisso storico

Viaggio della memoria. Qualche riflessione…

Quando termini una visita a Birkenau e ad Auschwitz (per me era la seconda) si avverte anzitutto un grande bisogno di silenzio, di riflessione interiore, sia ha la netta percezione che ogni considerazione sia inutile ed inadeguata al tentativo di comprendere l’incomprensibile a spiegare l’inspiegabile.
Le categorie di valutazione con cui ogni giorno guardiano e valutiamo i fatti del mondo sono inadeguate di fronte alla atrocità dell’Olicausto.

Non esci con delle risposte. Esci con delle domande.

La percezione dell’abisso in cui il processo di disumanizzazione ha infilato l’Europa non è solo nel lato omicida della “più grande atrocità”, ma pure anche in quello suicida di un popolo, quello europeo, capace ad un certo punto della propria storia di giungere fin lì, deportando milioni di Ebrei e di altre minoranze, svuotando intere nazioni di una presenza, la persona, le persone.

Non è stato solo il tentativo di cancellare gli ebrei, ma “il tentativo di cancellare storia, cultura, conoscenza”.

L’Europa da quell’abisso ha saputo rinascere, grazie alla battaglia contro il nazifascisno, alla liberazione degli Stati nazionali, alle Costituzioni democratiche in cui la centralità della dignità della persona, i suoi diritti, le sue libertà sono diventate il perno di una civile convivenza, in pace da oltre 70 anni come mai era accaduto prima.

I Viaggi della memoria hanno compiuto 20 anni. Migliaia di studenti reggiani hanno visitato quei luoghi, hanno ascoltato testimonianze, hanno compiuto un passo fondamentale di consapevolezza e responsabilità.

Ieri ad Auschwitz c’erano anzitutto loro, i ragazzi e le ragazze delle nostre scuole, i loro insegnanti, lo staff di Istoreco, gli autisti della Til, i giornalisti. C’era uno spaccato altamente rappresentativo della nostra città.

E con noi c’erano il Vescovo Massimo Camisasca, il Rabbino Beniamino Goldstein, l’Imam Yosif El Samahy.

Non so se esiste in Italia ed in Europa un’altra città capace di compiere una cosa simile.

Ma quella di ieri resterà una giornata storica per la nostra città. In un contesto in cui ogni giorno xenofobia, razzismo, rigurgiti fascisti sembrano tentare di rialzare la testa, ieri Reggio ha dato la sua prova di maturità.

Non è stata solo la sensibilità di alcune persone a rendere ciò possibile.
Quanto accaduto è frutto di una città che era natura per questo passaggio.
Una città capace di costruire dialogo tra culture, religioni, di rendere la diversità ricchezza di una civile convivenza e non invece nevrotica occasione di generazione di paure.

Nella sua storia Reggio ha sempre avuto un rapporto consapevole con la propria storia, con la propria memoria, ha saputo essere ogni volta nel posto giusto al momento giusto come comunità di valori.

Ieri Reggio Emilia ha saputo essere nel posto giusto e al momento giusto a testimoniare un grande messaggio planetario di cui la civiltà contemporanea ha grande bisogno.

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