L’Orlando Dubbioso. Il Ministro non polemizza col suo Pd ma rigonfia le ruote a Gandolfi: “Rammaricato”

Il ministro della Giustizia a Reggio tiene basso il livello delle polemiche interne al Pd (a parte una battuta sull’esclusione di Gandolfi dalle liste) e lancia stoccate a pentastellati e leghisti

L’esclusione di Gandolfi? “Manifestiamo il nostro rammarico”. La composizione delle liste? “Già fatte le opportune critiche”. Andrea Orlando si presenta a Reggio con un preciso intento: tenere basso il livello delle polemiche ad un mese dal voto. “Ora c’è da fare la campagna elettorale”, afferma il Ministro, candidato nel plurinominale dell’Emilia Ovest. “Ma poi – afferma a denti stretti – dovremo discutere di molte cose”.
Orlando è stato ospite di un incontro sulle candidature del Pd alle prossime politiche, ospitato nella struttura della ex Polveriera. Si è parlato di neofascismo, di flat tax, di giustizia e di competenza di Governo.
“Il Partito Democratico – ha detto Orlando – è l’unica forza politica che può mantenere una barra europeista, una prospettiva solidale e una cifra di democrazia in tempi in cui la democrazia comincia a dimostrare qualche crepa. Ieri sono stato a Sestri Levante, vicino a casa mia, ad una manifestazione antifascista, perché il sindaco aveva ricevuto una serie di minacce anonime. Questi eventi si stanno moltiplicando: non sono più casi isolati, non sono più vicende che riguardano solo esaltati. Cominciano ad essere cose che riguardano il paese. Questo è uno dei motivi per cui la battaglia dobbiamo farla e dobbiamo vincere”.
Orlando ha criticato il Movimento Cinque Stelle e la Lega, riesumando la polemica sul povero ‘Spelacchio’, l’albero di Natale della capitale, governata da Virginia Raggi : “E’ facile dire che le cose non vanno e bisogna cambiare tutto: poi quando si va concretamente ad assumere la responsabilità di governo, può capitare che non sei neanche capace di fare un albero di Natale. Questo è quanto successo a Roma. Stiamo registrando una evidente incapacità di produrre classe dirigente da parte del M5s e questo non è un paese che si possa permettere di essere compromesso per l’incapacità di chi è al governo”.
Una stoccata va anche alla Lega Nord: “C’è una esponente della Lega che ci dice che la Giustizia è un asset fondamentale. Vi ricordo che quando la Lega era al governo, le cause civili erano 6 milioni e adesso sono 3 milioni. I detenuti erano quasi 60mila e i posti in carcere 45mila, mentre adesso i detenuti sono 56mila e i posti in carcere 52mila. E quando la Lega era al governo eravamo 47 posti indietro nelle classifiche che valutano l’efficienza dei sistemi giudiziari. Quindi inviterei la Lega a parlare di altri perché peggio di come hanno fatto loro è difficile immaginarlo”.
Durissimo l’attacco alla proposta di flat tax avanzata dal centrodestra.
“La crisi ha portato a delle gravi disuguaglianze sociali con le quali dobbiamo fare i conti. Esattamente il contrario di quello che propongono i nostri avversari. La flat tax è un modo per sancire una volta per tutte le disuguaglianze”. “Quando tu a una persona che guadagna 10mila euro – spiega Orlando – fai pagare la stessa aliquota di una che ne guadagna 100mila, hai deciso che la disuguaglianza deve essere istituzionalizzata. Questo sistema, molto evocato in tanti paesi occidentali, è in realtà utilizzato solo in alcuni paesi che fanno parte dell’ex Unione Sovietica e che non hanno sostanzialmente un sistema di stato sociale”.
A stroncare la flat tax anche il consigliere economico di Palazzo Chigi Luigi Marattin, anche lui candidato nel collegio Emilia Ovest alla Camera.”Sarà un piacere spiegarvi perché stanno prendendo in giro gli italiani con questa proposta. Ieri sera sono rimasto inorridito quando in una trasmissione televisiva, esponenti del centro destra hanno affermato per un’ora che la flat tax al 23% avrebbe portato benefici alle imprese. E nessuno che ricorda che le imprese al momento la pagano al 24%. Ma perché l’abbiamo abbassata noi dal 27 e mezzo e nel nostro programma c’è scritto chiaramente come la abbasseremo al 22. Quindi è chiaro che chi vuole un beneficio da quel punto di vista lì deve votare noi e non loro”.
Infine Paola De Micheli, sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, anche lei candidata al plurinominale, commentando la vertenza in corso tra Amazon e sindacati a Piacenza, ha sottolineato: “Se il braccialetto, nella tipologia di brevetto che dobbiamo ancora studiare e vedere, è uno strumento di controllo di lavoro, già ora le nostre leggi non lo consentono. E credo che noi, tornando al governo continueremo a non consentirlo mai. Se invece Amazon o chi per lei vuole immaginare processi di innovazione che alleggeriscano il carico di lavoro, allora il Governo e ovviamente i sindacati, come sempre, non hanno paura dell’innovazione”.

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