Fin che la bici va, lasciala andare e deliberare; ma adesso la bici non va più, pazienza, ecchessaràmmai, c’est la vie. Paolo Gandolfi (per gli amici Gandalf, come il personaggio fantastico di Tolkien, 51 anni, architetto, giovane attivista per l’elezione di Cacciari a sindaco di Venezia nel ’93), già assessore a Reggio Emilia dal 2007 al 2013 (giunte Delrio), è stato eletto deputato della Repubblica alle politiche di cinque anni fa: sennonché, ahinoi, il suo nome non compare tra quelli usciti nottetempo dalla convulsa riunione nazionale Pd delle ore scorse, dove si sono decisi listini, collegi e candidature in vista delle tribolate elezioni del 4 marzo.
Può aver inciso il fatto – come sostengono i soliti malignosetti – che a fine 2014, in aula, l’allora civatiano non ha votato Sì al Jobs Act, preferendo astenersi? Ah, saperlo… Una doccia fredda per il bravo urbanista reggiano prestato alla politica parlamentare, uno “sgarbo” capace di scatenare la spontanea protesta, via social e non, di tante associazioni biciclettare e di tanti cicloamatori, i quali tra lacrime e accuse chiedono al partito di ripensarci, “perché no, non è giusto”. Una sollevazione popolare che ha tempestato profili e bacheche di Facebook e Twitter: riusciranno tutti questi post e commenti a far cambiare idea a Renzi, o i giochi – come sembra – sont (déjà) faits? Lanciato l’hashtag #iostoconpaologandolfi.
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L’assenza del nome dell’autore della recente Legge sulla mobilità ciclistica sta scatenando proteste da parte di ecologisti e attivisti. Paolo Gandolfi, il parlamentare urbanista, relatore della recente Legge sulla mobilità ciclistica, sarebbe stato escluso dalle liste elettorali del Pd
Nella sua prima esperienza da parlamentare Paolo Gandolfi ha portato a casa un grande risultato, la Legge quadro sulla mobilità ciclistica. Approvata appena un mese fa, annunciata con squilli di trombe dal ministro delle Infrastrutture e collega di partito Graziano Delrio, la legge ha cambiato il paradigma stradale, obbligando le amministrazioni locali a pianificare anche la mobilità ciclistica e togliendo così la priorità al traffico privato su gomma.
Non stupisce quindi che Gandolfi, architetto e urbanista, classe 1966, di Reggio Emilia dove è stato assessore con Delrio sindaco, eletto nel 2013, esempio di competenza che porta risultati, sia diventato l’idolo dei ciclisti e di chi crede che nel futuro della mobilità le due ruote avranno un ruolo sempre crescente.
(Valentina Avon, La Repubblica)