Benvenuto a Reggio Emilia, Presidente Gentiloni.
Ad accoglierLa, oggi, è una terra nuovamente chiamata ad affrontare un’emergenza, quella dell’alluvione provocata dal fiume Enza, che, nemmeno un mese fa, ha colpito Lentigione di Brescello. Nel celebrare il nostro Tricolore, simbolo dell’unità nazionale e dunque dell’appartenenza ad una vicenda comune, il nostro primo pensiero non può che essere rivolto a chi, in queste settimane, è in condizioni di difficoltà, ma sta, con determinazione e caparbietà, cercando di ripartire. E ripartirà, ne sono certo, perché anche in questa occasione la nostra comunità sta dimostrando quella prossimità agli altri e quella voglia di aiutare concretamente chi ha bisogno che hanno sempre contraddistinto Reggio Emilia. “Meglio essere in due che uno solo, perché se vengono a cadere, l’uno rialza l’altro” è scritto nel Qoelet: e qui, da sempre, nessuno viene lasciato solo.
La nostra vicinanza alla comunità di Lentigione non è rituale espressione di circostanza, ma si è da subito concretata nell’impegno comune di tanti reggiani e delle istituzioni che li rappresentano nel garantire risorse umane ed economiche in grado di favorire una pronta ripartenza. Uno sforzo al quale hanno fornito un contributo fondamentale anche la Regione Emilia-Romagna ed il Governo da Lei presieduto che, proprio pochi giorni fa, dichiarando lo stato di emergenza, ha generato le condizioni per mettere a disposizione mezzi finanziari in tempi rapidi, innanzitutto per il ripristino delle condizioni di sicurezza dell’area interessata dall’alluvione. Ora, è altrettanto indispensabile chiedere da subito che il Governo che si costituirà a seguito delle prossime elezioni politiche si adoperi per garantire il necessario accompagnamento, anche economico, finalizzato al ristoro dei danni subiti e alla ripartenza dei privati, siano essi cittadini o imprese.
Ritengo doveroso rimarcare questa autentica e fattiva collaborazione tra le diverse articolazioni della Pubblica Amministrazione, perché se il Tricolore – di cui oggi celebriamo il 221° anniversario della nascita – rappresenta l’Italia, non va dimenticato che la nostra Repubblica vive quotidianamente attraverso le istituzioni che la costituiscono e che ognuno di noi – impegnandosi in prima persona o attraverso il contributo espresso attraverso la partecipazione alle consultazioni democratiche – è chiamato a determinare, in base a quella Costituzione di cui proprio dieci giorni fa abbiamo celebrato i 70 anni, nel rispetto del “suo patrimonio, di valori, di principi, di regole, che costituiscono la nostra casa comune”, come ci ha ricordato il Presidente della Repubblica Mattarella nel suo discorso di fine anno.
Siamo appunto alla vigilia di nuove elezioni politiche e ritengo giusto esprimerLe gratitudine, Presidente Gentiloni, per la serietà e la competenza con le quali ha onorato il gravoso incarico a cui è stato chiamato in quest’ultimo anno. E per l’attenzione che il Suo Governo ha assicurato al nostro territorio. In particolare, considero un atto di verità evidenziare un dato oggettivo che ci ha riguardato, al quale tengo particolarmente: i rilevanti finanziamenti riconosciuti a favore della sicurezza degli edifici scolastici di ogni ordine e grado che non hanno epigoni, almeno recenti. Stanziamenti che hanno permesso e permetteranno nei prossimi mesi alla Provincia e a tanti Comuni reggiani di adeguare e migliorare tanti tra i luoghi più cari a questa comunità, le scuole appunto, in virtù della profonda e riconosciuta sensibilità in campo educativo che ci contraddistingue.
Ma nell’approssimarsi di una nuova consultazione elettorale, non posso esimermi anche dall’auspicare una netta inversione di tendenza rispetto a un dato fortemente negativo che ha purtroppo accompagnato le ultime tornate di elezioni. La costante flessione partecipativa in termini di votanti a cui da troppo tempo stiamo assistendo è, infatti, sintomo di quella indifferenza alla politica che, come ci ammoniva Piero Calamandrei, rappresenta una offesa ad una Costituzione, la quale ha invece bisogno dell’impegno, dello spirito e della volontà di ognuno di noi, a partire dai nostro giovani. Ho avuto spesso il privilegio e la responsabilità – prima come insegnante, ora in virtù del mandato che pro tempore sono chiamato a ricoprire – di dialogare con gli studenti. Non mi stancherò mai di invitarli, pur nella complessità e nelle difficoltà di queste stagioni, a essere protagonisti, ad aver voglia di esprimere opinioni e di impegnarsi attivamente in prima persona, non limitandosi all’esercizio pur legittimo della critica. E, soprattutto, a non rinunciare mai al loro diritto di voto. Non solo perché, come la stessa Costituzione ci rammenta, esercitarlo è un dovere civico. Non solo perché disertare le urne significa non onorare la memoria dei tanti uomini e donne, compresi molti giovani, che anche in questa terra hanno sacrificato la loro vita per consegnarci la libertà e la democrazia. Ma soprattutto perché un migliore rapporto tra cittadini e istituzioni dipende proprio da quanto ognuno di noi intende avvalersi o meno degli strumenti democratici per mutare positivamente le cose.
Ritwitto dunque idealmente l’“evviva” con il quale Lei ha ricordato i 70 anni della promulgazione della Carta Costituzionale, auspicando una partecipazione al voto all’altezza di questo significativo anniversario ed un esito che garantisca un Governo stabile, in grado di assicurare al nostro Paese quelle politiche – anche fortemente riformatrici – indispensabili al perseguimento del benessere collettivo.
Politiche che riducano sempre di più le diseguaglianze e che abbiano al centro quel lavoro che – nonostante i positivi dati occupazionali reggiani ed emiliano-romagnoli – continua a mancare a troppi nostri giovani e che non pochi hanno perduto e non ancora ritrovato. Politiche che sappiano sostenere e stimolare innovazione e qualità tanto nell’impresa privata quanto nel settore pubblico, a partire da quella stessa architettura istituzionale attraverso la quale, come ricordavo poc’anzi, si invera la nostra Repubblica.
A questo proposito, è ancora vivo ed attuale il tema delle Province, per le quali – nella Legge di bilancio 2018 – si sono registrati, rispetto a un anno fa, alcuni oggettivi elementi di positività, in particolare per quanto attiene, almeno in parte, l’attribuzione di risorse, umane e finanziarie, indispensabili per la gestione della quotidianità e per garantire la sicurezza dei nostri cittadini nelle scuole e sulle strade. Ma resta ineludibile per la prossima legislatura parlamentare definire in tempi rapidi per questi enti un profilo istituzionale definitivo, correlato e funzionale all’articolazione complessiva dello Stato, per portare a compimento il cammino di riforma intrapreso nel 2014.
E vi è, ancora, la questione di una maggiore autonomia, ormai posta all’ordine del giorno da tutto il Nord Italia. A tal proposito, credo che un altro bel modo di celebrare il Tricolore sia avere presente stamane, insieme a Lei, il Presidente della Regione Stefano Bonaccini, con il quale lo scorso ottobre ha firmato la dichiarazione d’intenti che ha formalizzato l’avvio di un percorso finalizzato a riconoscere all’Emilia-Romagna forme e condizioni particolari di autonomia.
Un cammino serio, concreto, credibile – nel solco della via maestra indicata dalla Costituzione attraverso l’articolo 116 – al quale si stanno unendo anche altre Regioni, comprese quelle che avevano optato per differenti iter finalizzati al medesimo approdo. Ancora una volta l’Emilia-Romagna si conferma dunque espressione propulsiva e innovatrice del nostro Paese: l’auspicio è che il confronto avviato con il Governo possa produrre un esito positivo per l’ordinamento repubblicano e per l’Emilia-Romagna la quale, attraverso una maggiore autonomia legislativa e finanziaria, potrà ulteriormente valorizzare le specificità di un territorio virtuoso e con i conti in ordine, assicurando equità e crescita ai cittadini, con riverberi positivi per tutti.
Questo – anche se potrebbe parere superfluo ricordarlo proprio qui e proprio oggi, nella ricorrenza del 221° anniversario della nascita del nostro Tricolore, simbolo di identità ed unità nazionale – senza alcuna velleità di respiro separatista. L’Italia, infatti, deve essere come la società propugnata da Seneca, “molto simile a una volta di pietre: cadrebbe, se le pietre non si sostenessero reciprocamente”.
Viva il Tricolore !
Viva la Repubblica !
Viva l’Italia !