Progettista di thedotcompany presenta il suo “Aedo” a Roma (fiera del fare tra makers e innovazione)

Makers di tutto il mondo unitevi! Maker Faire, la fiera dell’innovazione, nella sua edizione europea si svolgerà anche quest’anno (per la quarta volta) a Roma dall’1 al 3 dicembre, presso la Fiera di Roma.

D’Ambrosio al WUD 2017 di Torino (World Usability Day) il 9 novembre

Tra loro c’è anche Giuseppe D’Ambrosio (oggi in forza al laboratorio di progettazione – user experience, interaction design – dell’azienda reggiana thedotcompany) che al Maker Faire presenta il suo Aedo, un’interfaccia interamente dedicata ai non vedenti, in grado di rendere loro accessibili tutte quelle tecnologie basate esclusivamente su schermi.

Perché, come specifica il suo giovane ideatore (nella foto a destra è quello in primo piano con la cravatta), “la progettazione dovrebbe sempre accogliere la diversità umana per creare prodotti accessibili ed usabili da tutti gli individui”.

-> Riportiamo qui sotto l’intervista a Giuseppe pubblicata sul sito www.romaitalialab.it.
Qual è il tuo mestiere? Di cosa ti occupi?
 
Sono laureato in interaction designer, per metà artista e metà esperto di interfacce. Mi piace sperimentare con la tecnologie e vivere nella realtà aumentata dei mezzi digitali. Sono responsabile dell’Ux Lab della società Thedotcompany e mi occupo di testare e ideare esperienze digitali seguendo la metodologia user-centered, una cultura di design che pone l’utente sempre al centro del progetto. Nel tempo libero sono un maker e collaboro alla didattica in design dei sistemi interattivi presso l’università di interaction design della rep. di San Marino.
 
Come è nata l’idea per Aedo e di cosa si tratta?
 
L’idea è nata circa due anni durante un progetto di ricerca all’università. Quando ho iniziato a lavorare al progetto sono stato, fin da subito, attratto dall’aspetto sociale del design, riflettendo che sarebbe stato affascinante se i dispositivi mobile fossero prodotti accessibili a tutti gli utenti. La motivazione nel seguire con passione questa idea è stata incoraggiata dall’entusiasmo e dalla partecipazione delle persone che ho incontrato nei centri di tifloinformatica, enti presenti sul territorio Italiano che si occupano della divulgazione di tecnologie assistive per non vedenti. Aedo è una nuova interfaccia di controllo per smartphone e tablet, pensata per migliorare l’usabilità degli schermi touch screen e per includere definitivamente i non vedenti nel mercato dei dispositivi mobili. Con gli schermi touch screen siamo di fronte alla perdita totale dei sistemi output fisici; pulsanti, tastiere, ghiere, joystick ecc. tendono a scomparire per far posto ad un unico schermo. Per i non vedenti, avvezzi a percepire il mondo attraverso stimoli sensoriali non visivi (tattili, sonori, propriocettivi) ed interagire con oggetti dotati di una determinata fisicità, lo schermo touch screen non è altro che una sterile superficie piana. Sulla base di queste considerazioni è stata progettata una valida alternativa al touch screen, un sistema hardware e software in grado di trasformare lo schermo grafico in uno schermo aptico non visivo. Il progetto Aedo è infatti il risultato di un’attenta analisi delle teorie del design aptico, il nuovo filone di ricerca che studia i processi di riconoscimento degli oggetti e degli spazi in ambienti privi di luce. Aedo è un prodotto economico, perfettamente integrato ai dispositivi, costituito da un app installata nel sistema operativo e una superficie in rilievo applicata sullo schermo. Dotato di un linguaggio di interazione semplice, intuitivo e piacevole da usare. Con un sistema di interfacciamento unico nel suo genere, dove tutto funziona in assoluta sintonia tra superfici tattili, sintesi vocale e feedback sonori.
 
Maker Faire è un buon trampolino di lancio?
 
Non considero la Maker Faire soltanto un trampolino di lancio e di visibilità; credo sia un ecosistema perfetto per l’evoluzione del progetto, perché Aedo è nato e continua ad evolversi seguendo la scia del movimento makers. Sono molto affascinato dal fenomeno culturale dei makers, fin dai tempi dell’università, quando il docente di interaction design Massimo Banzi teneva interessanti lezioni sulla filosofia di progettazione libera dei makers. La Maker Faire non è un semplice fenomeno culturale o una moda passeggera, il movimento makers è un’idea di rinnovamento simile ai gruppi avanguardisti del primo Novecento. La profonda relazione con le tecnologie e le culture contemporanee, il desiderio riformista di un’impresa emancipata, la liberazione della vecchia realtà industriale, preclude l’alba di un mutamento reattivo. Una visione di segno opposto alla classica idea di industria profetizzata da Henry Ford. Si tratta di fare business in modo diverso, innovare costantemente partendo da una risorsa culturale libera, a disposizione di tutti; creare, produrre, aprire nuove nicchie di mercato e andare subito oltre, spingendo ulteriormente la leva dell’innovazione aperta. Reputo la Maker Faire una tappa fondamentale per iniziare un percorso di progettazione in pieno stile maker. Spero infatti di incontrare e costruire alla Maker Faire una community di fautori disposti a partecipare al progetto e condividere la mia visione.
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