«La nostra è una proposta: se ce ne saranno altre, ci misureremo con queste al congresso», aveva detto il segretario del Pd Andrea Costa nel corso della presentazione del ticket con Andrea Tagliavini. Ed ecco fatto. Ora spunta lo sfidante: si tratta di Roberto Meglioli, dirigente Legacoop con un passato nella Federazione giovanile comunista italiana.
Intorno al suo nome si è raccolto un gruppo d’iscritti al Pd, espressione di vari circoli, trasversale rispetto alle anime dem nazionali. Tra i sostenitori di Meglioli figurano Anna Bernardi, Andrea Bonacini, Claudio Bonacini, Roberto Grassi, Mauro Ponzi, Adler Landini, Luigi Severi, Claudio Lotti e il consigliere comunale Dario De Lucia. Quest’ultimo, nelle scorse settimane, aveva espresso dure critiche all’accordo tra renziani e orlandiani in vista del congresso. Per correre per la segreteria Meglioli dovrà raccogliere 160 firme tra gli iscritti oppure 26 adesioni di altrettanti delegati all’assemblea provinciale. «Ci stiamo provando seriamente», conferma il candidato in pectore Meglioli. Una corsa, la sua, che parte dai contenuti di un documento programmatico sul Pd.
«Il ticket Costa-Tagliavini, che rispetto, nasce da un accordo di vertice di cui non conosciamo i dettagli. Spero che vengano presentate anche le motivazioni politiche di questa scelta. Al momento l’unico documento in campo è il nostro», dice Meglioli. Che sgombera il campo da eventuali equivoci: «La nostra non è una proposta divisiva, ma di supporto al Pd perchè siamo interessati al suo radicamento e rafforzamento», anche in vista delle elezioni.
Nel documento a sostegno della candidatura di Meglioli si trovano diversi passaggi critici rispetto alla gestione Costa e si dice no all’introduzione della figura del vicesegretario. «Noi pensiamo che il partito reale abbia bisogno di maggiore attenzione» scrivono i sostenitori di Meglioli che bocciano «la scelta di avere dirigenti di vertice quasi esclusivamente impegnati contemporaneamente nelle amministrazioni pubbliche», i quali «accumulando cariche su cariche devono necessariamente occuparsi di responsabilità amministrative e non del partito». Nel documento si chiede «un cambio di passo anche rispetto a cio’ che il Pd provinciale trasmette rispetto all’ascolto e al dialogo con circoli e iscritti».