Servono nuovi posti per l’accoglienza dei profughi, ma non in città a Reggio Emilia: l’obiettivo infatti è la “graduale riduzione degli ospitati presso la città capoluogo di provincia”. E’ quanto si legge nell’avviso per la raccolta di manifestazioni d’interesse emanato martedì dalla Prefettura: un avviso che in questo modo dà ragione alle preoccupazioni dei cittadini che avevano manifestato denunciando l’eccessiva presenza di profughi nei quartieri della città.
Un fatto nuovo che sconfessa le accuse di razzismo lanciate verso la sfilata dei comitati in centro storico: il problema di integrazione dei profughi, su un piano tecnico di sicurezza, esiste e lo certifica non qualche partito di destra, ma la Prefettura. Ricordiamo che il sindaco Vecchi non aveva accettato un confronto con i partecipanti alla manifestazione.
Ma veniamo ai fatti. La Prefettura di Reggio Emilia ha emanato un bando per mettere a disposizione 751 nuovi posti di accoglienza. Si tratta di una procedura aggiuntiva rispetto a quella che nelle scorse settimane aveva permesso al Ministero dell’interno di individuare due associazioni temporanee di impresa che avevano messo a disposizione 1.549 posti. Restavano però da assegnare le restanti quote per arrivare ai 2.300 posti complessivi previsti sulla provincia di Reggio: da qui l’indizione della nuova gara, che riguarderà l’accoglienza in 34 comuni, tra cui non c’è il capoluogo Reggio Emilia.
Il bando segnala “l’urgenza di reperire posti non coperti” dalla gara precedente e di “far fronte alle esigenze di accoglienza attuali, per migranti già presenti, nonché per soddisfare le esigenze rappresentate dal Ministero dell’Interno nella considerazione di eventuali flussi migratori”. Ma non solo: la ricerca di nuovi posti servirà anche a ‘decongestionare’ le presenze nel comune di Reggio: “Occorre inoltre garantire – si legge nell’avviso di manifestazione di interesse – una distribuzione territoriale dei migranti equilibrata e diffusa tra le diverse realtà locali, nonché una graduale riduzione degli ospitati presso la città capoluogo di provincia”.