La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito sull’articolo 18: il referendum che, proposto dalla Cgil, mirava ad abrogare le modifiche apportate dal Jobs Act non si potrà dunque tenere. La Consulta ha invece dato via libera ai quesiti sui voucher e sulla responsabilità in solido tra appaltante e appaltatore.
E’ passata con 8 voti a favore e 5 contrari, la decisione dei giudici della Corte Costituzionale. La giudice Silvana Sciarra, che aveva ricevuto l’incarico di relatrice del caso, era invece a favore dell’ammissibilità: per questo, come avviene in casi di questo tipo, non stenderà il testo della sentenza con le motivazioni, che dovrebbero scritte – sempre a quanto si apprende – dal vice presidente della Corte Costituzionale, Giorgio Lattanzi.
No alla richiesta della Cgil – Al termine della Camera di consiglio, la Consulta ha dunque detto no al referendum sull’Articolo 18 dichiarando inammissibile il quesito che proponeva la cancellazione delle norme del Jobs act in materia di licenziamenti illegittimi che prevedono il pagamento di un indennizzo invece del reintegro sul posto di lavoro. Era la Cgil la principale promotrice del referendum con il quale mirava a reintrodurre i limiti per i licenziamenti senza giusta causa.
Sì al referendum su voucher e appalti – E’ arrivato, invece, il via libera per quanto riguarda i referendum, sempre proposti dalla Cgil, sulla cancellazione dei voucher e sulla reintroduzione della piena responsabilità solidale in tema di appalti. La decisione dei giudici della Corte Costituzionale è arrivata dopo una riunione durata oltre due ore. Ammessi, dunque, due quesiti referendari su tre.