Le nuove Georgiche: storia parabolica di Pierpaolo Salvarani, da amministratore di grido a raccoglitore di pere per scelta

Quando si dice di un politico “braccia rubate all’agricoltura” alludendo (neanche tanto) subdolamente alla vulgata popolare che li vuole refrattari a qualsiasi tipo di lavoro vero, ecco esiste un caso emblematico dell’esatto contrario, forse l’eccezione che conferma la regola. L’ex Presidente dell’Azienda di Servizi alla Persona “Reggio Emilia Terza Età” Opus Civium della bassa reggiana, Pierpaolo Salvarani, senza padrini diretti che lo infilassero dentro il valzer delle porte girevoli e delle partecipate svenevoli, si è rimboccato le maniche e si è dato letteralmente all’agricoltura, tra braccianti africani e sbraccianti padani. Da preservatore di persone anziane a raccoglitore di giovani pere. Agli amministratori davano dei “peracottari”? Ora il luogo comune ha una sua ragione d’essere. Qui vi raccontiamo la sua incredibile vicenda parabolica

Labor omnia vicit improbus, et duris urgens in rebus egestas, I, vv. 145-146, ” La fatica ostinata / e le necessità, che urgono / in circostanze difficili, / vinsero tutto”

Ovvero: al contadino non far sapere quant’è bravo l’amministratore con le pere…

 

Salvarani ha fatto un falò delle “vanità politiche” ed oggi è indaffarato sul campo…agricolo. “Ma non sono alla frutta – dice a 7per24 – lo faccio per capire meglio la realtà di cui molti altri cianciano e basta”

Le poltrone comode e durevoli sono sempre più rare, e come tali difficili da conquistare e sprofondarvi le terga con una certa tranquillità senza guardarsi le spalle dagli “amici”. I flussi di denaro pubblico che garantivano agevoli minuetti a ritmo continuo dal partito al lavoro “partecipato” e viceversa, sono ormai ridotti a rigagnoli d’acqua stagnante e talvolta maleodorante. I restanti referenti che contano nei poteri più o meno forti rischiano di diventare figure leggendarie, nel bene e nel male, da allocare nella più recente mitologia civica o dietrologia rivendicativa.

In questo contesto anche l’amministratore più preparato e duttile rischia grosso se vuole continuare a barcamenarsi lungo la linea di galleggiamento che gli permetta una vita dignitosa (per molti è ancora assai onerosa) senza staccarsi da quell’orizzonte sociale per cui ha speso anni di formazione senza accedere sic et simpliciter alla stanza dei bottoni perché figlio d’arte o figlio di buona donna. E chissà quante volte, nelle pubbliche assemblee o semplicemente passando per strada, l’uomo qualunque, quello che la pagnotta se la sudava davvero, gli avrà gridato “ma vai a lavorare la terra!”. Ed il nostro l’ha preso in parola.

Paradigmatico di un mondo antico che non c’è più e, nel caso almeno del politico lavorante strettamente inteso, non c’è forse mai stato, è la vicenda del 51enne reggiano Pierpaolo Salvarani, studi di Scienze politiche indirizzo amministrativo, lavori svolti nella cooperazione sociale e nelle aziende di servizi alla persona, fino a diventare membro del cda di “Reggio Emilia Terza Età” fino al 2014 e fino al 2020 Presidente dell’Azienda di Servizi alla Persona “Opus Civium” dei Comuni di Castelnovo Sotto, Cadelbosco Sopra e Bagnolo. Braccio destro e a volte sinistro di Raffaele Leoni (Presidente di “Reggio Emilia Terza Età”). Salvarani è stato in quota Sel, bassa quota però, non sulla vetta della torre antica, con ammiccamenti non troppo sfacciati al Pd. Ma ci sta se l’appartenenza è signorile e non sguaiata. Funziona così la democrazia rappresentativa. 

Iconico e ieratico: Pier Salvarani, che alcuni amici hanno definito “Geografo esistenziale”, è appassionato anche di viaggi e culture “minori”

Ma il nostro, in virtù o sarebbe meglio dire in questo caso, a causa di una vicinanza non troppo asfissiante alla sua sinistra di riferimento, trovatosi improvvisamente fuori da ogni tipo di mandato amministrativo (col rischio di essere mandato non diciamo dove…), poco incline all’assidua frequentazione di sale d’aspetto-anticamere di partito, dove si attende in fila prima che arrivi il proprio turno e riparta magari un’altra nomina, si è preso un anno sabbatico ed ha deciso di fare domanda, tra bulgari e marocchini, per un posto (poco ambito in verità) al sole di bracciante. In termini tecnici e bucolici si dice florvivaista, in termini stretti raccoglitore stagionale di pere.

Partirono in 400, le domande, sbarcarono in 80, le risposte, si presentarono sui campi in 4. E tra i Fantastici Quattro della raccolta frutta tra la Donna Invisibile (chissà una bracciante non in regola), la Torcia umana (chissà forse un extracomunitario con parziali invalidità da precedenti infortuni), Mr Fantastic, cioè l’uomo di gomma (magari che si presta alle più svariate attività), sono tutti naturalmente storie di fantasia per chiudere il cerchio della citazione supereroistica, ecco che invece della Cosa (volgarmente chiamato Uomo Roccia tra gli appassionati fumettari di casa nostra) , si presenta il Pier, l’uomo-pera, che ha l’umiltà ed il coraggio di rimboccarsi le maniche per toccare con mano e vivere sulla propria pelle, sotto i cocenti raggi di un sol tutt’altro che dell’avvenir, i problemi di cui fino a ieri blaterava nei dibattiti.

“Un’esperienza per me di formazione quella operaia florvivaistica  – dice con un caratterizzante tocco di ironia a 7per24 Salvarani – che suggerirei caldamente agli intolleranti vittime di stereotipi di ogni foggia. Viste le numerose lavoratrici straniere che costituiscono una vera forza per il gruppo impegnate in ruoli di fatica storicamente maschili tra conduzione di trattori e supervisione nella raccolta. Di italiani se ne vedono pochi. Semplicemente per essere vera classe dirigente oggi bisogna avere i piedi per terra. Quale migliore occasione per averli, addirittura nella terra?”.

Già, la storia dell’amministratore-coltivatore Pierpaolo Salvarani è di quelle destinate a dare una ragione d’essere, oltre alla goliardia da osteria, al sinonimo di uso comune “peracottaio” al posto di politico. E forse così a superarlo.

 

 

 

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