E’ largamente positivo il saldo fra le imprese nate nel territorio reggiano nel trimestre aprile-giugno di quest’anno e quelle che, al contrario, hanno cessato l’attività nello stesso periodo.
Sono state, infatti, 499 le nuove attività aperte nel secondo trimestre del 2020, mentre sono 298 le aziende che, nel medesimo periodo, hanno espresso la volontà di non proseguire l’attività, con un saldo che si è attestato a +201 unità, portando così a 53.830 il numero complessivo delle imprese nel nostro territorio.
I dati analizzati dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio si prestano, comunque, a diverse letture.
Il numero delle chiusure nel secondo trimestre 2020 è il più basso degli ultimi vent’ anni e fa sperare che continui la fase di contrazione, iniziata nel 2012 con un’unica leggera ripresa l’anno scorso, delle cessazioni d’attività.
Per contro, però, dal 2000 in poi non si è mai osservato un numero di iscrizioni così contenuto, inferiore di quasi il 40% – e il dato è destinato probabilmente ad aumentare nel corso dell’anno – rispetto a quello del 2019, quando le aperture del secondo trimestre dell’anno erano state 829.
Perché, dunque, così poche cessazioni? E perché così poche nuove imprese? In una fase così incerta economicamente, probabilmente gli imprenditori preferiscono aspettare a prendere decisioni relativamente al futuro della propria azienda, ovvero se sospendere momentaneamente l’attività per ripartire riconvertendo o riqualificando l’impresa o valutarne la chiusura.
Discorso analogo per coloro che avrebbero intenzione di aprire una propria attività: è forse meglio aspettare tempi più favorevoli, con le idee più chiare sulle problematiche future?
I prossimi mesi potranno forse chiarire meglio quale evoluzione potrà avere la situazione economica sia nazionale che provinciale.
In tre mesi, comunque, sono 201 (+0,4%) le imprese in più rispetto a marzo 2020, quando si contavano 53.629 aziende in provincia di Reggio Emilia.
Gli incrementi più consistenti, in termini assoluti, sono quelli registrati nelle costruzioni che, con un aumento di 80 unità, hanno raggiunto le 11.629 imprese; segue il commercio che, fra aprile e giugno di quest’anno, è cresciuto di 43 unità (23 nell’ingrosso, 11 nel commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli e 9 nel dettaglio e) attestandosi a 10.530 imprese.
Crescono anche le attività industriali che sono passate da 7.318 di fine marzo a 7.338, con 20 unità in più ed un incremento dello 0,3%: riparazione, manutenzione ed installazione di macchine (+16 imprese in un trimestre), industrie alimentari e fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, fanno da traino al comparto.
Recuperano appeal anche le attività agricole: nel secondo trimestre del 2020 le aziende del settore sono aumentate di 17 unità (+0,3%), passando, in tre mesi, da 5.856 a 5.873 unità.
Fra i servizi orientati al settore produttivo sono passate da 1.988 di fine marzo 2020 a 1.998 di giugno le attività professionali, scientifiche e tecniche, in particolare sono cresciute le attività di consulenza aziendale e gestionale. Trend positivo anche per l’aggregato “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” che è salito a 1.443 aziende (+0,7%) grazie soprattutto all’apporto dato dalle attività di servizi per edifici e paesaggio (12 imprese in più in tre mesi).
In lieve aumento, pari al +0,2%, anche le imprese che si occupano di servizi destinati alla collettività che si attestano a 3.275 unità.