Reggio è tornata ad Eboli: dopo anni di buen retiro, il Marco più noto della destra reggiana si rifionda in politica

Protagonista di leggendarie polemiche tra i banchi di sala Tricolore, è stato per 30 anni il leader (semi) indiscusso della destra reggiana di cui ha contribuito a scrivere la storia locale: dopo sei anni di buen retiro, Marco Eboli torna alla politica attiva per il partito di Giorgia Meloni. Nostra intervista

In 30 anni, dai banchi dell’opposizione in sala del Tricolore, Marco Eboli ha contribuito a scrivere un pezzo di storia del Consiglio comunale di Reggio Emilia. Protagonista di accese battaglie politiche con la sinistra, storico esponente della destra reggiana, Eboli ha sollevato casi che hanno fatto scalpore in città. Oggi torna in campo con Fratelli d’Italia. E’ lui il nuovo portavoce cittadino del partito di Giorgia Meloni. (In home page Foto Superstudio)

Eboli, ha sentito la mancanza della politica attiva?

Anche Luigi Attilio Mazzocchi suona simbolicamente la carica per il ritorno di Eboli

Nel 2014 decisi di non candidarmi più, considerando fallimentare l’esperienza del Pdl. Poi, dopo una breve pausa, gli amici di Fratelli d’Italia, alcuni dei quali erano stati con me in Alleanza nazionale, mi sono venuti a cercare. Si è aperto un dialogo, mi sono iscritto al partito. Nell’ultimo anno sono stato particolarmente attivo nell’esprimere il mio pensiero e ho frequentato sempre più assiduamente le iniziative di Fratelli d’Italia. Dopo il blocco pandemico, Alberto Bizzocchi (il numero uno provinciale del partito, ndr) mi ha proposto di fare il coordinatore cittadino. Sono nato nella destra, nel Movimento sociale, e ho ripreso a fare politica in un partito che considero l’unico che rappresenti i valori della destra e con una grande leader.

Torniamo alla domanda: ha sentito la mancanza della politica attiva…

Nei 30 anni passati in Consiglio comunale penso di aver dato il mio contributo alla città. Per me non ha appeal un’eventuale ricandidatura come consigliere in sala del Tricolore. Vedo altre persone all’interno del partito per quel ruolo. Voglio mettere a disposizione di Fratelli d’Italia la mia esperienza: cercherò di far crescere il partito dal punto di vista del consenso, ma anche di essere una sorta di consigliere comunale esterno. Seguo i temi della città, faremo proposte. Tra quattro anni ci sarà una nuova sfida elettorale, bisogna iniziare a pensare a una nostra strategia e a condividere le nostre idee con gli alleati attuali senza avere preclusioni, ad esempio, per le liste civiche.

Com’è cambiata la politica cittadina? In meglio o in peggio?

Non limiterei la riflessione allo scenario locale. In generale la politica è cambiata molto, non da oggi. Quando c’ero io, i Consigli comunali avevano meno peso. Ho l’impressione, pero’, che adesso non ne abbiano affatto. Le giunte, complici forse le minori risorse economiche a disposizione o un diverso gruppo dirigente, portano pochissimi argomenti di grande interesse alla discussione del Consiglio. Il dibattito si è un po’ svuotato, l’importanza della massima assemblea elettiva locale pure. Questo vale anche per il Parlamento europeo e per il Parlamento italiano che è stato esautorato durante il blocco pandemico. Tornando alla sua domanda, non mi sento di dare un giudizio di merito sugli attori attuali della politica: ogni stagione ha i suoi frutti.

Che idea si è fatto della giunta Vecchi?

Non ho avuto reticenze a riconoscere all’attuale sindaco, nella prima fase della pandemia, un bell’approccio con la città. Passata la fase emergenziale, mi pare sia un po’ scivolato sulla speculazione politica nei confronti di altre Regioni, mi riferisco alla Lombardia, che sono state oggetto di un processo politico. Questo non mi è piaciuto.

Per il resto?

Da osservatore esterno faccio fatica ad attribuirgli qualcosa d’importante. Stento a vedere opere o iniziative che possano aver lasciato il segno.

Lei in sala del Tricolore è stato protagonista di tante battaglie politiche, chi è oggi “il signor” o “la signora” opposizione in Consiglio comunale?

Non mi pare garbato fare un elenco dei più meritevoli. Non so se ho avuto politicamente un erede. Lo diranno i cittadini. A me fa piacere essere fermato ancora per strada. La gente mi riconosce impegno, competenza, serietà. Questo è il segnale che ho fatto qualcosa di positivo per la città, non solo per la mia parte politica.

Il centrodestra ha mancato occasioni storiche prima alle ultime elezioni comunali in città poi nella sfida per la Regione. Perché? Partiamo da Reggio…

Il centrodestra deve cambiare passo. Si può fare opposizione, ma dicendo sempre e solo dei no per forza di cose non puoi pensare di aggregare il tuo consenso a quella fascia che non ti vota. Bisogna fare un salto di qualità.

Come?

Facendo proteste, ma anche tante proposte. Non si può dire che è tutto negativo, che a Reggio non ci siano condizioni di vita generali buone. Anche chi governa ha qualche merito. Si può fare certo di più, ma bisogna proporre soluzioni per fare di più. Siamo nel 2020, si voterà nel 2024. Non commettiamo l’errore di trovarci sei o tre mesi prima delle elezioni. I candidati non spuntano come funghi. Le relazioni col tessuto sociale, economico, con la città vanno tessute prima, altrimenti non salteranno fuori candidati con l’ambizione di vincere.

Eboli con un gruppo di simpatizzanti di destra

Il centrodestra dovrà puntare sull’unità?

L’unità è basilare, è il punto di partenza. Sono amareggiato per come si è persa l’occasione al ballottaggio, nel 2019. Non capisco per quale motivo non si sia riusciti a coinvolgere Alleanza civica. Il Movimento 5 Stelle, invece, fatico a vederlo come un partito d’opposizione.

Chi saranno i suoi principali interlocutori politici?

Tutto il centrodestra e, per quanto riguarda i civici, da parte mia ci sarà da subito un dialogo col movimento della Rubertelli. Li considero parte dell’opposizione. I 5 Stelle no.

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