Fiaccolata “pacifista” involontariamente (?) filoputiniana: nessun accenno al dramma dell’Ucraina né al ritiro delle truppe moscovite dal suolo invaso, vuoi mai

Ecco i cestini in Gran Bretagna (dove in fatto di democrazia hanno le idee più chiare) per raccogliere la cacca dei cani

L’elenco “pacifinto” è lungo e ahinoi desueto: stop all’invio di armi in Ucraina (così gli aggrediti non si possono difendere dai massicci e sempre più frequenti attacchi russi su obiettivi civili e città inermi) ed azioni diplomatiche presso l’Unione europea per il “cessate il fuoco” ed una conferenza di pace. C’è da restare basiti perché qui l’unico che spara è l’uomo del Cremlino, gli altri si difendono e/o cercano di riprendersi le terre annesse dall’aggressore.

L’ennesima manifestazione (si scrive) “per la pace” ma che rischia di portare giustificazioni, così redatta e così concepita, alle “giustificazioni” del “fascista” Putin (come l’ha chiamato anche di recente, l’8 ottobre a Roma, Maurizio Landini della Cgil, dunque non propriamente un meloniano), si tiene sabato 22 nel pomeriggio a Reggio. Porta la firma dei soliti noti, il variegato mondo associazionistico legato alla sinistra meno liberal ed anche meno dem(ocratica).

2008: la Russia invade la Gerogia, il Tg di Russia Today titola che in Ossezia del Sud è in atto un “genocidio”, per questo i russi devono intervenire…

Dall’elenco “per la pace” mancano come sempre accenni al dramma del popolo ucraino, cordoglio per i civili, tra cui donne e bambini, uccisi e bombardati, qualsiasi cenno alla necessità che l’aggressore tolga le tende, armi e bagagli dalla nazione invasa brutalmente senza motivo, e men che meno una qualsivoglia condanna all’operato di Putin. In “virtù” di quel “neneismo”, né con Putin né con gli ucraini che è esattamente, come dichiarato da più parti da alcuni esponenti del governo moscovita, ciò che si prefiggono i russi.

Intanto anche oggi (lunedì 17 ottobre), Kiev è stata nuovamente bombardata da droni di fabbricazione iraniana. Gli stessi che si leggono nell’elenco della manifestazione cui si dovrebbero tenere lontano coloro che davvero amano la pace e la giustizia, quelle con la P e la G maiuscolo senza bandiere né ideologie, sono quelli che (in questo caso giustamente) manifestano poi per le donne iraniane. In nome questa volta dell’equidistanza; ma almeno i sistemi per abbattere i missili e i droni iraniani possiamo darglieli? O si devono far ammazzare solo perché bombardano dall’est?

Sarà interessante vedere se qualcuno da parte amministrativa aderirà all’iniziativa e chi condivide la demenziale ed antistorica “equidistanza” tra aggressore e vittima.

 

 

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