Dopo il calcio in streaming, il mondo televisivo si prepara per un altro importante avvenimento: l’evento storico del secondo switch-off del digitale terrestre.
Slitta in autunno, l’atteso cambiamento degli standard di trasmissione televisivi; la TV cederà, infatti, una parte rilevante delle proprie frequenze per dare spazio al 5G sulla telefonia mobile, per avere subito una copertura un po’ più elevata e incrementale nei mesi successivi. Dunque, per continuare a trasmettere gli stessi canali, possibilmente in alta definizione ed alcuni anche in Ultra HD 4K, occorre cambiare la modalità di trasmissione.
Il passaggio è suddiviso in due momenti e la prima notizia negativa riguarda proprio il mancato rispetto delle scadenze iniziali. La partenza del nuovo standard, prevista per il primo settembre, è stata posticipata al 15 ottobre, data in cui, a livello nazionale, si spegneranno le trasmissioni in MPEG-2, lo standard di compressione e codifica che era stato utilizzato all’inizio, in favore del più evoluto MPEG-4, in uso per i canali in alta definizione. Di conseguenza, viene rinviato anche il passaggio al DVB-T2 dal 30 giugno 2022 all’1 gennaio 2023; questo nuovo sistema di trasmissione, che riguarda il trasporto del segnale, consentirà di avere maggiore banda e quindi maggiore bit-rate su ogni singola frequenza.
Grazie a queste due modifiche si recupererà lo spazio necessario per ammortizzare la perdita delle frequenze di cui si è parlato all’inizio, che quindi risulterà totalmente trasparente per le emittenti; un po’ meno lo sarà per gli spettatori televisivi, perché una parte dei televisori e dei decoder attualmente in funzione oggi diventerà obsoleta e quindi dovrà essere sostituita, più nello specifico si tratta di quelli che non supportano l’alta definizione. Esistono stime variabili, a seconda se tengono conto anche delle seconde case oppure no, che vanno circa dai 9 ai 14 milioni di televisori in Italia che si spegneranno con lo switch-off e, probabilmente, non tutti saranno riaccesi. Se la tv è stata acquistata dopo il 22 dicembre 2018 è sicuramente compatibile con la nuova tecnologia, perché a partire da quella data i rivenditori sono stati obbligati a fornire televisori in grado di supportare i nuovi standard; in caso contrario, dovrà essere sostituita o sarà necessario associarle un nuovo decoder esterno.
Già ad inizio giugno, Confindustria Radio Tv aveva dichiarato che erano ancora troppi i televisori non compatibili con i nuovi standard tecnologici e per questo aveva chiesto al Ministero dello Sviluppo Economico la possibilità di applicare uno switch-off più ragionevole e flessibile, ossia un passaggio non obbligatorio a settembre dei canali nazionali all’MPEG-4, ma scaglionato a partire da quella data. È, quindi, possibile che la data del 15 ottobre sarà solo un inizio, l’invito alle emittenti ad anticipare volontariamente il passaggio in MPEG-4, a partire dai canali meno noti per arrivare poi a quelli più importanti (Rai e Mediaset compresi) ad inizio 2022, possibile data del passaggio obbligatorio.
“Il Ministero ha preso atto dei ritardi sin qui accumulati rispetto alle tabelle di marcia previste dal Decreto Road Map del 19 giugno 2019 e ha ritenuto opportuno consultare i soggetti interessati per valutare la fattibilità tecnica di soluzioni alternative alle tempistiche per le operazioni tecniche di rilascio e attivazione delle frequenze nonché per il passaggio progressivo alle nuove tecnologie Mpeg-4 e Dvb-T2. Il MISE ha, quindi, illustrato il nuovo calendario nazionale che presuppone una riduzione dei tempi per il refarming delle frequenze passando da dieci a 6 mesi”, spiega Confindustria Radio Tv.
Secondo Marco Rossignoli, coordinatore di Aeranti-Corallo, l’associazione di categoria che rappresenta le imprese radiotelevisive locali, satellitari e via internet, “per evitare di effettuare un secondo differimento, che minerebbe la credibilità dell’intera transizione e causerebbe enormi difficoltà alle imprese, occorrerebbe fissare la transizione in tutte le 19 aree tecniche previste dal PNAF dal 1° aprile 2022, per essere completata a giugno 2022”.
L’unica conferma certa resta la cessione della banda 700 MHz alla telefonia, fissata per il primo luglio 2022. Ciò significa che a questo evento non corrisponderà il passaggio del sistema televisivo al DVB-T2 per recuperare la capacità trasmissiva persa con l’abbandono delle frequenze 700, con la conseguenza che alcune emittenti dovranno spegnere qualche canale secondario o degradare la qualità d’immagine.
Per controllare che il proprio apparecchio sia compatibile con il primo passaggio tecnologico (l’introduzione della codifica MPEG-4) è sufficiente sintonizzarsi sui canali già disponibili in alta definizione (ad esempio 501 per Raiuno HD e seguenti): se almeno un canale è visibile, la compatibilità dovrebbe essere verificata. Affinché la tv sia adatta anche al nuovo standard di trasmissione, che verrà introdotto con il secondo passaggio (digitale terrestre di seconda generazione), è necessario sintonizzarsi sui canali 100 (per le reti Rai) e 200 (Mediaset): se compare la scritta “Test HEVC Main10”, il test è superato. In caso contrario, è consigliabile tentare una risintonizzazione dei canali; se anche al termine di questa operazione persistono problemi nella visualizzazione della schermata, è necessaria la sostituzione.
Con il decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 agosto scorso, è stato predisposto un incentivo per il cambio del televisore, il cosiddetto bonus rottamazione, che sarà possibile richiedere fino al 31 dicembre 2022 o all’esaurimento delle risorse stanziate (circa 100 milioni di euro). Esso consiste in una detrazione del 20% sul prezzo dell’apparecchio, fino ad un importo massimo di 100 euro; è concesso un solo bonus per famiglia ed è rivolto a tutti i cittadini residenti in Italia in regola con il pagamento del canone RAI e in possesso di un apparecchio da rottamare, acquistato prima del 22 dicembre 2018.
La rottamazione può essere effettuata direttamente presso i rivenditori aderenti all’iniziativa che si occuperanno poi del corretto smaltimento dell’apparecchio fruendo di un credito fiscale pari allo sconto applicato all’acquirente, consegnando al momento dell’acquisto la tv obsoleta. In alternativa, è anche possibile procedere allo smaltimento in autonomia presso le isole ecologiche attrezzate per il trattamento dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) prima di recarsi ad acquistare la nuova televisione; in questo caso, è necessario scaricare e compilare il modulo di autodichiarazione che andrà poi convalidato dagli addetti dell’isola ecologica per certificare il corretto smaltimento. Con il modulo firmato è, quindi, possibile recarsi nel punto vendita e fruire dello sconto sul prezzo di acquisto.