Scuola diffusa e non confusa

La scuola diffusa sarà venerdì 10 e sabato 11 settembre al centro di una giornata di studi con il Ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi che sarà in città appunto per conoscere da vicino l’esperienza reggiana e confrontarsi con quanti – docenti, educatori, pedagogisti, atelieristi – nello scorso anno scolastico hanno dato vita a una scuola che ha deciso di varcare i propri confini e aprirsi a nuovi spazi

Da soluzione di emergenza per prevenire i contagi a buona pratica educativa: così è cambiato nel giro di un anno il progetto di scuola diffusa che anche quest’anno viene riproposto a Reggio Emilia per ampliare i luoghi e le opportunità di apprendimento di bambini e ragazzi e per rispondere alle esigenze scolastiche di distanziamento.

Dopo la sperimentazione avviato lo scorso anno, il progetto che prevede l’insediamento di aule in luoghi non convenzionali – musei, agriturismi, biblioteche, sedi istituzionali – si consolida e rinnova fino a divenire esperienza pilota a cui si guarda anche in ambito nazionale. Il modello di scuola diffusa, per la sua capacità di proporre un modo diverso di ‘fare scuola’ e di integrare saperi e modalità diverse di stare insieme, ha riscosso l’interesse del più ampio mondo della formazione e dello stesso Ministero dell’Istruzione quale prassi da adottare anche al di là della pandemia.

La scuola diffusa sarà infatti venerdì 10 e sabato 11 settembre al centro di una giornata di studi con il Ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi che sarà in città appunto per conoscere da vicino l’esperienza reggiana e confrontarsi con quanti – docenti, educatori, pedagogisti, atelieristi – nello scorso anno scolastico hanno dato vita a una scuola che ha deciso di varcare i propri confini e aprirsi a nuovi spazi nella convinzione che, come sosteneva il pedagogista Loris Malaguzzi, lo spazio fisico è talmente importante nel processo di apprendimento da intendersi come terzo insegnante (dove il primo è l’adulto docente, il secondo è il gruppo dei pari). Ogni spazio educativo è infatti luogo di apprendimento e di riconoscimento di comunità, non è mai un luogo neutro da abitare.

E a confermare il forte interesse per questo nuovo modo di fare scuola, il Ministero dell’istruzione ha deciso di finanziare il Comune di Reggio con 321mila euro utili per sostenere gli affitti delle sedi extrascolastiche.

“Abbiamo fatto uno sforzo enorme per gestire le scuole durante l’epoca del Covid. Ne è scaturita, nei mesi difficili che abbiamo alle spalle, una straordinaria collaborazione tra amministrazione, ufficio scolastico provinciale, dirigenti e corpo insegnante che ha sempre cercato le migliori soluzioni per i nostri ragazzi e le loro famiglie – dice il sindaco Luca Vecchi – Il progetto della scuola diffusa è una straordinaria opportunità di innovazione della didattica, del curriculum, del rapporto tra studenti, insegnanti e città. È la scuola che si fa città. E’ una straordinaria operazione di rigenerazione di significati in tanti luoghi della città, dal museo agli agriturismi, dai chiostri al centro internazionale. Lo spazio pubblico ripensato in chiave educativa. La presenza del Ministro Patrizio Bianchi a Reggio Emilia, insieme ai maggiori esperti italiani in campo educativo, l’imminente sottoscrizione di un protocollo di collaborazione che metterà in relazione il Ministero e le competenze della città per esportare la scuola diffusa in tutta Italia, sono la concreta dimostrazione della portata del progetto e dell’innovazione. Dopo aver storicamente affermato l’eccellenza dello 0-6, ora Reggio ottiene il riconoscimento quale avanguardia dell’innovazione didattica nella fascia 6-14 anni”.

“Siamo alla vigilia di una nuova e importante partenza di un anno scolastico che sappiamo sarà per alcuni versi ancora incerto ma che conferma la nostra volontà di continuare a investire sulle scuole – dice l’assessore all’Educazione Raffaella Curioni – Il Comune di Reggio Emilia ha ritenuto infatti, considerate le rilevanti evidenze documentate nei primi mesi di questa esperienza della scuola diffusa di prevedere una seconda annualità del progetto, continuando ad accompagnare i percorsi in atto attraverso un impianto di ricerca che evidenzi i fattori di qualità e innovazione nel panorama delle didattiche per la scuola primaria e secondaria di primo grado. Sarà importante diffondere valori, contenuti e caratteristiche di scuola diffusa, anche a beneficio di altre realtà locali e nazionali, per riprogettare contesti educativi e di apprendimento, promuovere forme e modalità di dialogo con i territori intesi come contesti formativi strategici oltre l’emergenza contingente, nella costruzione di saperi condivisi”.

IL CONVEGNO – Il confronto sulla ‘Scuola diffusa, la città che si fa scuola’ si aprirà venerdì 10 settembre alle 8.30 al teatro Ariosto. Tra gli interventi, vi saranno quelli del ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, del sindaco Luca Vecchi, dell’assessore comunale all’Educazione Raffaella Curioni, del direttore Dipartimento Educazione Scienze Umane–Unimore Alberto Melloni, del prorettore dell’Università Bicocca Milano e componente Consiglio superiore pubblica istruzione Maria Grazia Riva, dell’assessore regionale alla scuola Paola Salomoni e di Marco Rossi-Doria, presidente dell’impresa sociale Con i Bambini.

Nel pomeriggio il confronto proseguirà con riflessioni sul ruolo del digitale, della scuola a distanza e sul ruolo della filosofia con interventi, tra gli altri, di Maura Gancitano, filosofa e fondatrice del progetto Tlon, e di Pier Cesare Rivoltella, professore ordinario di Didattica e tecnologie dell’istruzione all’Università Cattolica di Milano.

Nella giornata di sabato 10 settembre, sette spazi della città si apriranno per ospitare dialoghi attorno ad altrettanti temi legati alla scuola diffusa: nuovi ambienti di apprendimento (spazio 6-11 della scuola Marco Polo), natura maestra di vita (agriturismo Casa del gufo), il museo che si fa scuola (Musei civici), la metafora nei processi di relazione e conoscenza (spazio culturale Orologio), i linguaggi espressivi performativi (Fonderia), ascolto, reciprocità e partecipazione per generare nuovi saperi (Spazio6-11 Mendes), la ricerca in contesti digitali (Spazio11 della scuola King).

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