Ora et percùla

Edoardo Tincani, brillante megafono della diocesi reggiana, pubblica il suo Battutario ecclesiastico, sacrosante allitterazioni e costruttive punzecchiature alla scarsa autoironia curiale. Foto da il Resto del Carlino

                                                                                                                                                                                                                                             Più s’offende chi meno intende

                                                                                                                                                                                                                                                            (Ignoto)

 

Postulante insiste con petulanza affinché Papa Francesco cancelli il Battutario di Tincani dall’Index librorum prohibitorum (satira)

Immaginatevi il Vescovo Massimo Camisasca, dopo una notte insonne, passata a rigirarsi sul letto tra i demoni dell’indecisione. Se concedere o meno l’imprimatur allo Zibaldone del suo pupillo della comunicazione diocesana, fino ad allora considerato serio ed autorevole dalla pignola consorteria ecclesiastica, quell’Edoardo Tincani dalla cui penna spesso e volentieri usciva ed esce la voce ufficiale della Chiesa reggiana sui diversi accadimenti sociali. Sì perché il “Battutario Casa e Chiesa” dell’araldo mediatico della comunità religiosa locale, concepito per altro in un momento affatto incline al buonumore, in piena pandemia sanitaria ed economica, osava laddove (quasi) nessuno si era arrischiato dall’interno. Ovvero prendere per i comunque sempre pii fondelli vicende e faccende curiali, “percuriandoli” (neologismo verbale che ha da intendersi come uno sberleffo appunto ai modi della Curia) con giochi di parole, calembour, gag, freddure e doppi o tripli sensi.

Addetto alla salute vescovile prova la febbre d’ortodossia a mons.Camisasca, Vescovo di Reggio, dopo la lettura della Summa tincaniana (satira)

Ecco ve lo state immaginando? Ebbene non è andata affatto così, a tal punto che nell’introduzione il primo pastore della diocesi reggiano-guastallese, il Vescovo Camisasca appunto, scomoda nell’accostare humor e gioia del cuore, il più sottile tra i teologi cattolici viventi, l’allora cardinal Ratzinger (oggi Sommo Pontefice Emerito). E, tra gli umanisti cattolici che non ci sono più, nientepopidimeno che san Tommaso Moro. Insomma la miscellanea parodica tincaniana non solo ha ottenuto dai vertici il nihil obstat in un batter d’occhio ma addirittura una sorte di benedizione che sfiora la grazia certo terrena ma da chi, in teoria, fa da intermediario diretto tra questo piano e quelli decisamente più alti. Il florilegio di allitterazioni sacre rischiava la scomunica ed invece, chi di dovere e di potere, ne fa una santa pasquinata.

A sinistra un sorridente Tincani che sciorina un brillante ed interminabile eloquio (davanti ad una platea che definire sparuta si pecca di esagerato ottimismo), alla sua destra (nella foto) il qui scrivente gianpar che finge interesse ma in realtà è in stato narcolettico, stordito e rimbambito da cotanto fluire dialettico (satira)

Sì perché la sana cattorisata che provocano molti passaggi dei Minima Moralia di Tincani, in epoca di epidemia del credo, hanno una funzione sia costruttiva sia liberatoria. E vogliono essere una risposta ai frequenti ghigni anticlericali e preventivamente antireligiosi o antispirituali che echeggiano nella cultura mainstream (anche) del Belpaese. Per questo il direttore del settimanale La Libertà (sempre il nostro autore) indossa i panni del canzonatore puro contro gli impudichi satiri del paganesimo editoriale (forse ci siamo lasciati prendere la mano…). Attenzione però, il contenuto pernacchione di Tincani (come lui stesso confessa nell’introduzione per avere in anticipo l’assoluzione), di quelli che solo possono vibrare nelle pagine del libro (che quelli più malevoli e scabrosi nascono e muoiono come sghignazzata vendicativa tra le pareti della redazione del settimanale cattolico), rappresentano pur sempre “un atto d’amore per la chiesa”, “una Chiesa che pecca di scarsa autoironia…e finisce per mancare di empatia nei confronti di tante anime”, ammonisce l’autore. 

Insomma “Chiesilarante”, recita la seconda parte del libro dopo alcuni capitoletti tipo: “Indovina chi non viene a cena”, “Presepe virente”, “AmarCovid”, “Asintomartiri”, “Vacanze a-mare”, “Inizia la no-vida”, “Impunità di gregge”, “Giocati a DAD”, “Asintomartiri” e “Gnockdown estivo”, tanto per citarne alcuni. E allora, visto, si stampi! Prego, si rida.

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