“L’opera da tre soldi”

“L’opera da tre soldi” di Brecht e Weill, nuova produzione del Progetto LTL Opera Studio 2011 che da più di dieci vede uniti i Teatri di tradizione di Lucca, Pisa e Livorno, ha chiuso sabato 25 e domenica 26 febbraio la stagione lirica del Teatro del Giglio di Lucca dopo avere debuttato a Livorno (quest’anno capofila della coproduzione) e proseguito con le recite a Pisa. La scelta di mettere in scena questo lavoro non è stata certo casuale, visti i temi decisamente attuali: l’immoralità, l’ipocrisia e la spregiudicatezza degli uomini in una società violenta in cui la lotta per la sopravvivenza è all’ordine del giorno. L’opera è stata proposta nella versione italiana firmata da Giorgio Strehler con messa in scena affidata al regista irlandese David Haughton: una produzione decisamente particolare, con una scenografia scarna che ha reso visibili al pubblico tutti quegli apparati tecnici che nel corso di una rappresentazione tradizionale vengono nascosti. Una povertà voluta e arricchita da un’altra scelta ben precisa: quella di prediligere una produzione rivolta soprattutto alla multimedialità e alle nuove generazioni con scenografie “virtuali” tramite le realizzazioni di video arte di Giacomo Verde.
A dirigere l’Orchestra della Toscana, l’attuale direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale di Quito (Equador): la giovane francese Nathalie Marin che ha dovuto misurarsi con un organico non tradizionale, nel quale percussioni e fiati hanno fatto la parte del leone.
Per quanto riguarda il cast, con il Progetto LTL Opera Studio sono stati selezionati ben ventiquattro giovani cantanti attraverso specifiche audizioni e vari stages per affrontare uno studio particolare che ha interessato non solo le abilità musicali, ma anche quelle attoriali fondamentali in un’opera come questa che riprende la tradizione del Singspiel. “Quello svolto con i giovani – spiega infatti la Marin – è stato un lavoro profondo. Spesso questa opera viene rappresentata con attori che imparano a cantare. Nel nostro caso invece siamo partiti da veri cantanti che abbiamo fatto diventare attori.” L’elemento che appare invece più fuori luogo è l’utilizzo di inflessioni dialettali in bocca ad alcuni personaggi. 

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