C’è delusione, scoramento ma trapela anche una rabbia sfumata. E perplessità e anche un oscuro malessere nella lettera che il coordinamento Pd del Valdarno ha inviato in questi giorni al segretario nazionale del Pd Bersani.
Perché il rigore, se accompagnato da una vera svolta morale ed etica imposta dall’uscita di scena del governo Berlusconi, è comprensibile. Meno comprensibile risulta far capire agli iscritti del partito, nei quotidiani confronti con la base, perché sacrifici, austerità e rigore debbano intaccare anche pesantemente i risparmi, i salari, la vita di chi sacrifici, rigore e austerità li ha sempre praticati. Frizioni e borbottii che dal basso salgono verso il partito e che riguardano riforma del lavoro, pensioni, l’accettazione senza se e senza ma del governo Monti.
“Abbiamo scritto al segretario nazionale e regionale del Pd per lanciare un appello – spiega in una nota il coordinatore del Valdarno aretino Fabio Bondi – la nuova fase che si è aperta dopo la caduta del governo Berlusconi impone una svolta politica ma anche morale ed etica, fatta di un rinnovato rigore. Il pieno appoggio del Pd al governo Monti ha però aperto anche a nuove difficoltà e per noi non è facile sostenere le scelte e i sacrifici che questa fase ci impone, soprattutto su argomenti complessi e delicati come la riforma delle pensioni e del lavoro”.
Un vero e proprio appello ai vertici del partito nazionale che si coagula in due punti: maggiore vicinanza e partecipazione anche in prima persona ai circoli e agli amministratori territoriali e impegno deciso del Pd nazionale affinchè la linea di riduzioni e tagli degli stipendi avvenuti in Toscana per i consiglieri regionali (oltre all’abolizione dei vitalizi) sia assunta con decisione anche dal partito nazionale. Magari con forme autonome di autoriduzione e senza aspettare che la riduzione dello stipendio venga imposta con decreto.