Dall’inaugurazione dell’anno giudiziario che è avvenuta questa mattina 28 gennaio al nuovo palazzo di Giustizia a Novoli, emergono almeno tre dati particolarmente inquietanti: emergenza mafie, reati contro la publica amministrazione (sovente al confine col primo), la carenza di personale negli organici sia delle procure che dei tribunali. Senza dimenticare l’assenza degli avvocati che testimonia il clima non certo sereno in cui viene somministrata la giustizia al cittadino. Sempre più sereno, tuttavia, come non manca di evidenziare il procuratore generale Beniamino Deidda, in un intervento che verrà contestato duramente, nel pomeriggio, dagli esponenti del PdL: “Finalmente in questa inaugurazione dell'anno giudiziario c'è un clima ben diverso da quello che ci ha rattristato negli ultimi anni. Finalmente possiamo dedicarci alle cose che ci stanno a cuore, parlare della giustizia e dei suoi problemi. Non c'è più un ministro della giustizia che, poco prime delle solenni inaugurazioni annuali, andava in televisione per dire che i magistrati perseguitavano il capo del governo''.
L’emergenza mafia ha tutte le caratteristiche, secondo la relazione del procuratore capo Giuseppe Quattrocchi, che erano state anticipate dalla relazione annuale della fondazione Caponnetto. Vale a dire, presenza in crescita sul territorio regionale su cui tuttavia non è ancora riuscita a mettere radici, utilizzo del ricco e favorevole tessuto economico della regione, costituito in larga parte da piccole e medie imprese, meno capaci di tutelarsi di fronte all’imperio delle cosche. ''Da un'analisi delle principali manifestazioni – spiega il procuratore Quattrocchi – si evidenzia l'accertata presenza di chiare ramificazioni dei principali gruppi di criminalitàorganizzata radicati nel nostro meridione e si registrano aggregazioni che contrassegnano il controllo dei cosiddetti mercati illegali di stupefacenti, prostituzione e infiltrazione nel tessuto socio-economico regionale''. E se questo è l’ambito di maggior rilievo in cui si estrinsecano le attività delle cosche nella nostra regione, la non ancora sviluppata capacità di insediamento e controllo del territorio, “produce per converso diversificate capacità di penetrazione ed utilizzo della rete economico-produttiva dei territori del distretto”. E i mezzi per acquisire questi “vettori” sono i classici: denaro, tanto denaro liquido da spendere senza limiti, che ubriaca un’economia sofferente per la crisi, tanto da far balzare il riciclaggio in testa alla classifica dei reati emergenti.
Un reato e una strada battuta non solo dalle cosche italiane, ma ormai famigliare a ad altri gruppi di mafie straniere, anche loro a “caccia” di territori su sui allargare la propria influenza. E’ ormai una costante la presenza dei gruppi criminali cinesi, che hanno allargato il proprio “racket” in Toscana con i metodi della “protezione” offerta (offerte che non si possono rifiutare?…) a ristoranti e locali notturni.
''Dalle risultanze delle indagini crea notevole allarme – spiega il procuratore Quattrocchi – l'ingresso massiccio di gruppi criminali albanesi e rumeni nello spaccio della droga, nell'immigrazione clandestina e nel mercato della prostituzione''. Difficile valutazione sotto questo punto di vista rimane quella della Versilia con i massicci investimenti di capitali russi, che potrebbero adombrare l’ipotesi di somme di provenienza illecita.
Guardando ai procedimenti, l’ultimo dato disponibile, risalente al 30 giugno 2011, vede l’iscrizione da parte della Dda di ben 158 procedimenti, mentre registra la presenza più “assidua” da parte di camorra e ‘ndrangheta.
Seconda risultanza interessante, il grande lavoro della procura di Firenze nel campo dei reati contro la pubblica amministrazione. Indagini e procedimenti giudiziari famosi per i fiorentini, anche perché spesso legati a nomi ben conosciuti nell’ambito politico ed economico-imprenditoriale del capoluogo: processi già in fase dibattimentale relativi all'area di Castello, alle attività edilizie della società Quadra diFirenze, all'inchiesta urbanistica su Montespertoli, e le inchieste in corso sulla bretella-fantasma Lastra a Signa-Prato e i fatti di corruzione e turbativa d'asta per gli appalti di Trenitalia. Un grande lavoro che si concretizza anche in dati operativi come le intercettaion, passate a 4.569 contro le 3.716 dell'anno precedente; inoltre sono state 161 le intercettazioni ambientali (148 in precedenza). Durante il periodo considerato (1 luglio 2010 – 30 giugno 2011) la procura ha liquidato 9.764 fatture, relative anche ad anni precedenti, per una spesa complessiva di poco piu' di 5 milioni di euro. Da un paio di anni è attiva una convenzione con una società che, ha riferito Quattrocchi, consente alla procura un risparmio del 65%.
Un inasprirsi dell’emergenza sia mafiosa che di reati contro la pubblica amministrazione, cui non corrisponde un dovuto potenziamento di strutture e personale. Anzi. La “conta” che è emersa dall’inaugurazione dell’anno giudiziario 2012 è desolante: negli organici previsti nelle procure e nei tribunali che fanno riferimento al distretto della Corte d’Appello di Firenze, mancano 82 magistrati, che costituiscono il 18,3% dell’intera dotazione. Cifre comunicate dal presidente della Corte d’Appello di Firenze, Fabio Massimo Drago, che ha aggiunto che, sul fronte degli impiegati amministrativi, le cose vanno di male in peggio: mancano 227 impiegati amministrativi (1900 presenti, 2127 previsti).
Facendo i conti in generale, a Firenze sono previsti 448 magistrati. Effettivi: 366. Mancano 41 magistrati di tribunale (previsti 252, effettivi 211), 13 nelle procure (1010 previsti, 88 effettivi). Tribunale di Firenze: sugli 80 previsti, ne mancano 15. Tribunale di Prato: sui 25 previsti, ne mancano 5. Tribunale di Livorno: previsti 25, effettivi 20. Tra le procure toscane soltanto Arezzo si trova attualmente a pieno organico con 8 magistrati.
Cosa comporta questo sottodimensionamento, è facilmente comprensibile: un rallentamento generale dell’operatività della macchina della giustizia. Ecco i tempi: nel distretto della Corte d'Appello di Firenze la durata media di un processo civile è passata (nel periodo 1 luglio 2010-30 giugno 2011) da 817 giorni a 898 giorni, quella di un processo penale da 359 a 410 giorni, rispetto al perido precedente. Davanti ai giudici di pace, invece, servono 499 giorni per un processo penale, 194 giorni è la durata media per un processo civile.
Infine, la diserzione degli avvocati dall’inaugurazione dell’anno giudiziario, preannunciata ieri dal presidente dell’Ordine Sergio Paparo.
Una protesta cui ha dato voce lo stesso presidente, leggendo un documento in cui si sottolineano “le anomalie che stanno il diritto del cittadino all'accesso alla giurisdizione, a una difesa autonoma, a un difensore che sia libero ed indipendente dai poteri economici''. Gli avvocati dicono, poi, 'no' a chi vuole ''indebolire la tutela dei piu' deboli'', a ''professionisti trasformati in imprenditori e uomini d'affari'', e ''all'abolizione del tirocinio nelle aule di tribunale e nella pratica del lavoro''.