SOPA: è l’H.R. 3261, proposta di legge presentata il 26 ottobre 2011 alla Camera dei rappresentanti statunitense dal texano Lamar S. Smith (nella foto), deputato repubblicano. L’approvazione di questa legge porterebbe alla libertà di azione da parte dei titolari di copyright statunitensi per impedire la diffusione di contenuti protetti.
PIPA: è la forma breve per Preventing Real Online Threats to Economic Creativity and Theft of Intellectual Property Act of 2011, è un’ulteriore proposta di legge statunitense che fornisce al governo e ai titolari di copyright strumenti “legali” per restringere l'accesso «ai siti web ladri, che si dedicano ad infrangere la legge e contraffare i prodotti» («rogue websites dedicated to infringing or counterfeit goods»). Quest’azione sarebbe rivolta specialmente ai domini web esterni al territorio degli Stati Uniti.
Il voto cha avrebbe sicuramente approvato le due leggi era previsto proprio per oggi 24 gennaio. Ma il procedimento ha subito uno stop e SOPA è al momento ferma presso l’U.S. House of Representatives, mentrePIPA è in attesa di una nuova data presso il U.S. Senate.
Questo perché la protesta nel Web si è fatta sentire forte, chiara e ad ampio raggio, culminando con l’ormai storico giorno di sciopero in Internet, il 18 gennaio. Voci principali dell’agitazione digitale Wikipedia, con la sua pagina “nera” di protesta, e Google, che ha raccolto oltre quattro milioni di firme contro i decreti americani.
Tuttavia la minaccia della SOPA e PIPA si è fatta sentire lo stesso con effetti immediati su un canale web, quello del filesharing, la condivisione di materiale digitale online. In poche ore si è passati dalla chiusura di Megaupload.com e arresto dei proprietari in Nuova Zelanda, con relativa azione immediata degli hacker contro il governo statunitense, alla interruzione dei servizi di tanti altri server di file hosting mondiali (il più potente Filesonic, seguito da Fileserve, Upload.com e molti ancora).
La risposta degli artisti in molti casi è stata il silenzio assoluto, forse per non andare direttamente contro le proprie case di produzione di logica tutte schierate con SOPA e PIPA ma anche per non attirare le ire dei propri fan (è ancora vivo il ricordo del “flop mediatico” dei Metallica che si schierarono apertamente contro Napster).
Un gruppo di autori ha fatto sentire però la sua voce su vari siti, tra cui tra cui Hypebot(troverete il testo integrale nel link). “La pirateria online ci danneggia e deve essere combattuta, ma non limitando la creatività, soffocando l’innovazione o impedendo la nascita di nuovi e leciti metodi di distribuzione digitale”. Diciannove firmatari della dichiarazione, tra i quali Trent Reznor, cantante del gruppo statunitense Industrial Nine Inch Nails, il regista Lloyd Kaufman, lo scrittore Neil Gaiman, il gruppo degli MGMT (The Management) e altri.
A loro si sono aggiunti Radiohead e Peter Gabriel, con una protesta attiva su Twitter e sui loro siti internet.
Il Congresso americano ha promesso di “rivisitare” il suo atteggiamento, lavorando con i proprietari dei diritti di Copyright da una parte e le società Internet dall’altra per far emergere l’approccio migliore nei confronti della pirateria web. Le due leggi tuttavia sono solo in sospeso e non si esclude che il governo degli Stati Uniti proceda nell’approvazione diretta senza la consultazione delle parti ma semplicemente apponendo alcune modifiche al testo.
Nei blog e sui forum si legge questa frase “Morto un file-sharing se ne fa un altro”. La storia della rete ci ha già dimostrato come niente è più vero. Sono già molti i server mondiali che hanno sostituito Megaupload e Filesonic in un solo giorno (Oron.com, Crocko.com, Letitbit.net, FilePost.com, Putlocker.com, Uploadc.com, Rapidshare.com). Al momento sono tutti attivi. Ci si domanda se arriveranno a domani. Loro magari no, non i cyberlockers, i condivisori di file su server. Verranno altri. Il cappello magico della rete ha sempre un coniglio di riserva.