Esplosione di Tresana: la Procura di Massa apre un’inchiesta contro ignoti

Niente scuola, oggi, per molti studenti della Lunigiana. Eppure nessuno è felice della sospensione delle lezioni. Oggi, 19 gennaio, gli istituti scolastici sono rimasti chiusi in sei Comuni: Aulla, Fivizzano, Licciana Nardi, Podenzana, Pontremoli e Tresana. Senza metano, il riscaldamento è rimasto spento e sarebbe stato impossibile rimanere seduti nei banchi per tutta la durata dell’orario di lezione. La decisione di chiudere le scuole è stata presa nel pomeriggio di ieri, 18 gennaio, durante una riunione congiunta alla quale hanno partecipato i sindaci della Lunigiana, i tecnici della Regione Toscana, le forze dell’ordine locali e la società che gestisce il servizio del gas della zona. I tecnici dell’azienda Snam, responsabile del metanodotto esploso ieri intorno alle 14:00 a Tresana, hanno iniziato dalla mattinata di oggi le verifiche nelle abitazioni, nelle quali i rubinetti del gas sono rimasti chiusi dalla serata di ieri. Ancora una nottata fredda, dunque, per gli abitanti della Lunigiana. Della sfortunata Lunigiana colpita dall’ennesimo disastro. Inizialmente si era pensato che la deflagrazione nella centrale del metano di Tresana fosse stata causata da un movimento errato di un escavatore, ma pare che a causare la tremenda esplosione sia in realtà stata la caduta di una conduttura da una ruspa che la stava trasportando. La tubazione, franando al suolo, avrebbe innescato la scintilla fatale. Tutti feriti i tre operai che stavano lavorando per sostituire i tubi del metanodotto lunigianese. Si tratterebbe di un lavoratore italiano e di due dell’Est Europeo che lavorano per una ditta in subappalto. Uno di loro ha riportato ustioni su circa l’80% del corpo, ma anche gli altri due sarebbero rimasti feriti in modo grave. Gravi anche le condizioni di una donna che si trovava in un’abitazione poco distante dal luogo dell’esplosione e che è stata trasportata all’ospedale di Genova. Due dei tre operai, invece, sono stati trasferiti dai soccorritori all’ospedale di Pisa ed il terzo, più grave, è stato dapprima stabilizzato all’ospedale di Pontremoli ed in seguito trasferito al centro grandi ustionati di Roma con l’ausilio dell’elisoccorso. Altre 6 persone rimaste ferite sono state assistite all’ospedale di Pontremoli, ma dimesse poche ore dopo. A causa dell’esplosione si sono propagate fiamme alte fino a 10 metri che i vigili del fuoco hanno però bloccato dopo alcune ore, nonostante fossero arrivata a lambire l’autostrada A15 Parma-La Spezia. La deflagrazione ha causato anche la morte di alcuni animali che si trovavano nei pressi della zona del metanodotto e la distruzione di 3 case, un fienile ed alcune auto.

Nella serata di oggi, 19 gennaio, si è appreso che il più grave dei 10 feriti dell’esplosione del metanodotto di Tresana è un operaio bulgaro di 22 anni, che è stato ricoverato all’ospedale Sant’Eugenio di Roma. Nel pomeriggio si è tenuto un vertice nella sede della Procura di Massa (Massa Carrara) per fare il punto sull’incidente e concordare con l’azienda che gestisce la centrale del gas della Lunigiana di accelerare i tempi per ripristinare la fornitura del metano nei paesi rimasti senza riscaldamento. Sono infatti circa 25.000 le persone che ancora soffrono il freddo a causa della terribile esplosione avvenuta ieri, 18 gennaio, a Barbaresco di Tresana. Sempre la Procura massese ha aperto un’inchiesta contro ignoti per i reati di crollo colposo e lesioni colpose.

Foto: natura.forpassion.net

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