Industria, prezzi in crescita più che in agricoltura

Il leggero aumento in campagna rispetto al 2011 – sottolinea la Coldiretti – è determinato da una crescita del 2,9 per cento nel comparto delle coltivazioni vegetali e dell'1,1 per cento nell'aggregato dell’allevamento e si scontra con un piu’ elevato aumento dei costi di produzione. Nel dettaglio delle colture vegetali emerge – precisa la Coldiretti – un andamento al rialzo per la frutta (+4,7 per cento), con incrementi superiori alla media per le varietà estive (+12,9 per cento) e per le mele (+5,1 per cento). Positivo il bilancio anche per gli ortaggi, che hanno spuntato in media prezzi superiori del 5,2 per cento rispetto al 2011. Ma – continua la Coldiretti – è soprattutto il vino ad avere beneficiato, nell'anno appena trascorso, di un significativo incremento dei valori all'origine (+32,7 per cento), anche in conseguenza della ridotta produzione delle ultime due campagne.

Nel comparto dei cereali, nonostante i rincari della seconda metà dell'anno, le quotazioni hanno registrato in media un calo del 2,5 per cento su base annua, con frumento duro, mais e risone, in particolare, che hanno ceduto, nell'ordine, il 2,9 per cento, l'1,2 per cento e il 14,9 per cento rispetto al 2011. Le recenti turbolenze sui mercati internazionali delle commodity agricole hanno invece influenzato il prezzo della soia che ha chiuso l'anno con un rialzo del 21,1 per cento.

Negativo il confronto su base annua per l'olio d'oliva (-19,1 per cento) per effetto di un primo semestre decisamente sfavorevole. Nel settore dell’allevamento le rilevazioni – sostiene la Coldiretti –  indicano una dinamica annuale positiva per tutte le voci ad eccezione dei lattiero caseari. Più in dettaglio si segnalano aumenti del 5 per cento per i bovini, del 7 per cento per i suini, dell'1,2 per cento per gli avicoli e dell'1,5 per cento per gli ovi-caprini, con punte del +33,9 per cento per le uova. Di contro – conclude la Coldiretti – i lattiero-caseari hanno ceduto il 6 per cento sul 2011, in un'annata negativa per burro (-22,8 per cento), latte (-4,8 per cento) e Parmigiano reggiano (-11,8 per cento).

Foto www.provincia.bologna.it

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