I colori della memoria

Il progetto “I colori della memoria” prevede l'inserimento del “fazzoletto del deportato” nelle vetrine dei negozi di via Martelli e la realizzazione di tre totem che saranno installati da oggi 26 al 28 gennaio all'ingresso di Palazzo Vecchio, Palazzo Medici Riccardi e al binario 6 della stazione di Santa Maria Novella – centri nodali per il ricordo della deportazione fiorentina.

I totem ed i pannelli esposti nelle vetrine insieme al fazzoletto, grazie alla grafica del giovane designer Enrico Pianigiani, vogliono raccontare il tema della deportazione attraverso un'immagine nuova e moderna: una cascata di triangoli colorati, emblemi indelebili applicati sulle numerose divise dei deportati, quest'ultime rappresentate dalle righe verticali azzurre e blu dello sfondo, Proprio questi colori della storia, non hanno l'esclusivo compito di ricordare, ma allo stesso tempo vogliono fornire un messaggio di positività affinchè “La memoria abbia un futuro di pace”.
Per interagire con l'associazione è stato inserito un QRcode che rimanda ad un post del sito anedfirenze.com scritto dal giornalista e consigliere Raffaele Palumbo sul significato vero che l'ANED dà al giorno della memoria:

“In occasione Giorno della Memoria 2013, l’ANED, l’Associazione nazionale degli ex deportati della sezione di Firenze, ricorda con la stessa intensità di 67 anni fa i milioni di deportati e di morti nei campi di concentramento dei regimi nazista e fascista. Ricorda i nomi di quelle vittime uno ad uno, senza mai dimenticare che si tratta di persone e non di numeri, di esseri umani, di nostri familiari, parenti, amici. Di membri della nostra comunità, che sono stati sottratti alle proprie vite ed ai propri affetti per provare sulla propria carne l’orrore della deportazione, della vita e della morte nel campo, della violenza e della prevaricazione nazifascista.
L’ANED ricorda il valore indelebile del Memoriale, che si sostanzia nella nostra capacità di tenere vivo il ricordo, di non dimenticare mai – concretamente – quello che è stato. In questa nostra memoria, il fatto ricordato è reso presente.
Ricorda che quei pochi che sono tornati a casa, nelle proprie città, si sono ritrovati circondati dal silenzio e dalla rimozione, e che per decenni hanno dovuto convivere con i propri indelebili ricordi da soli. Fino poi ad andare a scontrarsi con l’avvento dei così detti storici revisionisti e negazionisti e con il loro sdoganamento accademico ed intellettuale.
Per questo non possiamo dimenticare il ruolo svolto dall’Italia e dal regime fascista nel fornire prima gli “argomenti per lo sterminio”, per poi contribuire in maniera attiva allo sterminio stesso. Per questo ricordiamo ad uno ad uno i nomi dei campi, Auschwitz, Bergen Belsen, Buchenwald, Dachau, Flossenbürg, Majdanek, Mauthausen, Sachsenhausen, Treblinka, la Risiera di San Sabba a Trieste ed i campi di transito di Bolzano e di Fossoli.
L’ANED ricorda tutte le vittime del razzismo, anche recenti, da Firenze ad Oslo, civilissime città europee teatro di stragi razziste. Ricorda che l’Europa intera, senza eccezioni, è percorsa da movimenti e partiti politici – spesso presenti nelle istituzioni con ruoli importanti – di chiara matrice xenofoba, razzista e antisemita. Da Alba Dorata in Grecia, ai partiti nazionalisti dell’Est Europa, al Partito della Giustizia e della vita Ungherese, ai neonazisti tedeschi, austriaci, spagnoli, inglesi, scandinavi. Tutti impegnati nel tenere vivo quel furore di odio e di morte, di persecuzione e di deportazione.
Per questo il Giorno della Memoria – rito perenne – deve servire sempre per attribuire senso alle nostre vite oggi. Serve per ricordarci quello che è stato, ma soprattutto per aiutarci a farlo in maniera non passiva. Serve per imparare a dire – di fronte ad un episodio di sopruso, sopraffazione e ingiustizia – no, a me non sta bene. Anche a costo di farne pesantemente e personalmente le spese. Serve per inibire la corruzione del nostro vivere civile, per inibire quegli umanissimi meccanismi che abbiamo cuciti nel nostro DNA e che nel secolo scorso hanno avuto modo di esprimersi senza freni. Serve per insegnare tutto questo ai nostri figli e per spiegargli che queste non sono parole, ma sono i valori che ci fanno persone e che conducono i nostri comportamenti quotidiani".
Raffaele Palumbo, Consigliere ANED Firenze, aggiunge che "il 27 di gennaio è l’inizio di un percorso che parte dall’apertura del campo di Auschwitz e che idealmente si conclude ogni anno con il 5 di maggio, la data della liberazione dell’ultimo campo, quello di Mauthausen. E che il lavoro per tenere viva la memoria e per impedire che quanto è accaduto possa accadere di nuovo, va fatto tutti i giorni. Nel cortile delle Murate, proprio di fronte al Caffé è stato costruito già al tempo dei lavori di restauro, un piccolo muro con inseriti tutti i triangoli colorati del totem attuale. (PB)

 

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