Con la crisi si svuotano le buste della spesa e languono gli acquisti al supermercato. Dopo aver tagliato tutto il superfluo, gli italiani sono costretti anche a una dura “spending review” sulla tavola, testimoniata dall’ennesimo crollo delle vendite di prodotti alimentari a novembre, diminuite del 2 per cento. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando i dati diffusi oggi dall’Istat.
Ma le vendite al dettaglio sono rimaste in territorio negativo per tutto l’anno (-0,6% in media tra gennaio e novembre). D’altra parte gli italiani, con l’austerity e la pioggia di tasse, hanno rivisto la lista delle priorità e riscritto il modo di fare la spesa alimentare. Oggi -evidenzia la Cia- oltre 7 milioni di famiglie optano per prodotti “low-cost” o di qualità inferiore, mentre 6 milioni e mezzo di famiglie oramai si rivolgono quasi esclusivamente ai discount.
E infatti, guardando all’andamento degli esercizi commerciali nel 2012, si nota come nel periodo compreso tra gennaio e novembre sono soltanto i discount a crescere dell’1,6% annuo -osserva la Cia- mentre i supermercati “resistono” con un +0,4 per cento e le piccole botteghe di quartiere precipitano giù al -2,6 per cento.
In più, quando non si riducono le quantità dei prodotti acquistati al supermercato, sicuramente si allungano i tempi davanti allo scaffale: rispetto al passato, oggi ben il 53 per cento degli italiani gira più negozi alla ricerca di sconti, promozioni e offerte speciali -sottolinea la Cia-. Tutte strategie per risparmiare e contenere gli effetti della crisi, visto che secondo una ricerca Nielsen offerte e sconti della Gdo valgono 14,6 miliardi di euro l’anno, che, tradotto, significa un risparmio medio di almeno 200 euro a famiglia.