In un anno hanno chiuso i battenti 865 imprese in tutta la Toscana, e molte altre sono in corso di liquidazione o prossime ad alzare bandiera bianca. Negli ultimi tre anni, invece, il numero di aziende fallite ha raggiunto quota 3.256 unità. Lo confermano i dati dei tribunali fallimentari provinciali, elaborati da “Fare per Fermare il Declino”, la lista guidata dall’economista Oscar Giannino che ha tra i punti fondanti proprio l’allentamento dei vincoli alle pmi per ridare spinta all’Italia che produce.
La Toscana, che pesa sul totale nazionale per quasi un 7%, mostra situazioni geografiche profondamente differenti: la provincia di Firenze, ad esempio, ha una tenuta relativamente migliore rispetto al resto del Paese grazie ad un maggior orientamento all’export, mentre le più recenti rilevazioni degli Industriali illustrano che il resto della regione sta affrontando un calo del reddito d’impresa di oltre il 5%.
A livello settoriale, invece, la Toscana evidenzia due situazioni peculiari:
1) Edilizia, non solo per la crisi del comparto delle costruzioni in sé – e il blocco dei cantieri della Tav non darà certo un aiuto – ma per ciò che ne consegue in termini di filiera (piastrelle, cotto, mobili, ecc…)
2) Piccoli negozi e commercio di vicinato, che scontano una politica regionale tutt’altro che lungimirante, tesa a desertificare i centri storici a vantaggio della grande distribuzione organizzata
“Siamo andati a cercare i dati toscani – spiega il movimento – perché, specie dopo il caso della Richard Ginori, volevamo dimostrare con i numeri quanto sia deleterio per il mondo imprenditoriale e commerciale toscano un simile livello di tasse e vincoli burocratici che strozzano ogni possibilità di ripartire. L’irrigidimento delle norme relative alla nuova occupazione, elaborate dalla riforma Fornero, aggrava ulteriormente il problema perché le pmi che magari hanno margini di crescita non possono adottare gli strumenti di flessibilità necessari. La nostra ricetta? Estendere alle aziende l’applicabilità della legge “Prodi-bis”, cioè garantire prima di tutto la continuità e la redditività delle imprese. Le procedure previste per il fallimento, seppure semplificate, oggi non permettono alle aziende di ripartire, anche quando ne hanno l’occasione. Le grandi aziende in difficoltà sono tutelate dalla legge Prodi-bis (d.l. 270/99), noi proponiamo di estenderla a tutte le imprese che abbiano un minimo di struttura, ad esempio sopra 100mila euro di valore, e che abbiano da difendere una continuità produttiva. La Ginori ne è un chiaro esempio, così come lo era l’Electrolux: se un’attività potesse risollevarsi senza i debiti, è giusto che possa essere messa in condizione di farlo”.