Parlo di Massimo Pasca. Artista a tutto tondo. Salentino di nascita e pisano d'adozione. Musicista di successo con una spiccata e naturale propensione a dipingere, benissimo. In grado, sempre e comunque, nei suoi lavori di stupire e appassionare il pubblico. Haring e Pasca. Storie di artisti “pasoliniani” con un minimo denominatore che nasce ai piedi della città della Torre Pendente. Fare qualcosa a Pisa per Pisa diceva il primo e ripete il secondo. Infatti, l'artista americano marcò con un segno indelebile un murales straordinario ed unico, nella parete esterna della canonica di Sant'Antonio. Un capolavoro assoluto dell'arte contemporanea lasciato in eredità a Pisa, alla Toscana e al mondo, tutto. Il secondo invece più dimensionato nella cornice ma pur sempre visivamente presente e partecipativo alla vita culturale ed artistica della città. Nei suoi recenti cambiamenti di questi ultimi vent'anni.
Entrambi, a loro modo e diverso titolo, hanno voluto lasciare un segno tangibile della loro presenza. E per questo devo/dobbiamo a loro eterna riconoscenza. Ho avuto modo d'incontrarli. Botta di fortuna tremenda. Ma questo in fondo resta il bello di una città come Pisa, il suo essere così aperta e provinciale allo stesso tempo. Accogliente e stretta. Micro e macro. Bene e male. Riferito a Pasca il male in questo caso potrei essere stato io, visto che in questi anni l'ho convinto, indegnamente per lui, a collaborare con il sottoscritto. Persona timida, introversa e meticolosa. Massimo Pasca è un illustratore fine e rivoluzionario. Dal tratto asciutto e denso di oggetti, presenze, richiami tematici, storici e geografici. Visionario. Pop. Stravagante e poetico. Satirico e Pulp. La sua opera ricorda quella del grande maestro messicano Josè Guadalupe Posada. Illustrazioni fatte di tanta ironia. Raffigurazioni macabre e grottesche che incutono simpatia, sdrammatizzano la morte e giocano con la religione.
È lo spirito delle tradizioni popolari delle terre calde, povere e contadine, in lotta contro gli uomini e la natura per la propria sopravvivenza e, soprattutto, per la propria terra. Lontana e vicina. Come lontana sembra Pisa dal Salento dove oggi Massimo è tornato a vivere e lavorare. Realizzando, in poco tempo, una retrospettiva personale al MAT di San Severo a Foggia, in esposizione sino alla fine di febbraio. La mostra è: – Un racconto che assume ogni volta trame differenti di figure multiformi, dalle cromie di colore accese e brillanti, componendo una scenografia su cui si stagliano interpretazioni soggettive di icone della nostra cultura popolare di oggi, dalla Gioconda a Dalì fino ad arrivare a Carmelo Bene e Pasolini, dandovi risalto e rimarcandone il messaggio in esso contenuto; o viceversa divenendo l’anima di un soggetto più grande, totale, unico protagonista dell’opera, che comprende in se tutte le immagini e ne è a sua volta compreso e restituito nel significato.- Non male caro Pasca. Mi raccomando: non ci dimenticare e fatti sentire.
Enrico Catassi