Giuseppe Rossi è finalmente un giocatore della Fiorentina. Con un blitz repentino di Pradè e Macia, gli attuali strateghi della società gigliata che con i loro acquisti stanno ricostruendo una squadra competitiva, l’italo-americano approda lungo le sponde dell’Arno. Dire che i tifosi viola se l’aspettavano è un terribile azzardo anche se negli ultimi anni il suo nome era stato più volte accostato alla Fiorentina, ma certo è che ricostruendo cronologicamente le tappe che hanno portato Pepito in viola, non è impossibile immaginare che le strade dovessero per forza incrociarsi poichè scritte in un destino lontano.
Già anni fa quando era passato dal settore giovanile del Parma al Manchester United, a soli 17 anni, si parlava di quel piccolo gioiello italo-americano che il calcio italiano – all’epoca ancora cieco in fatto di valorizzazione dei giovani – aveva perso lasciandolo partire all’estero.
Pepito – soprannome assegnatogli da Bearzot per la sue caratteristiche simili a Pablito Rossi – cresce calcisticamente lontano dall’Italia e lontano dai viola, passando da Manchester e Newcastle, finchè non torna a Parma, in prestito per metà anno, dove incanta grazie alle sue giocate e la sua rapidità d’esecuzione. Nella breve esperienza italiana il colore viola s’intreccia alle sue prestazioni: è contro la squadra di Prandelli, infatti, (suo successivo allenatore in Nazionale) che Rossi segna la sua prima doppietta in Serie A regalando la vittoria agli emiliani e stupendo ancor di più la dirigenza gigliata. A fine anno, tuttavia, nonostante molte squadre lo vogliano – compresa la Fiorentina, che scrive, appunta, annota e forse ne parla – nessuna riesce ad aggiudicarsi il talentuoso ragazzo del New Jersey, che, così, sfugge al campionato italiano.
Rossi vola via, vola basso, verso il sottomarino giallo del Villareal che lo acquista dallo United per 11 milioni di Euro. Continuano i gol, le giocate, i guizzi che lo rendono un giocatore imprevedibile e molto tecnico, ma soprattutto che lo allontanano (la clausola rescissoria si gonfia enormemente) dall’Italia.
Le partite in Nazionale sono gli unici momenti in cui il pubblico italiano può apprezzarlo da vicino.
Poi giungono gli infortuni: gravi, che lo costringono a uno stop lunghissimo, infinito per un giocatore così giovane e che è appena agli albori della sua luminosa carriera.
Alcune squadre provano ad approfittarne per portarlo via a un buon prezzo, fra queste rimane vigile anche la Fiorentina che studia timidamente l’evolversi della situazione, ma non presenta una vera e propria offerta. Acquistarlo, seppur da infortunato, è un’impresa titanica.
La Fiorentina sembra voler applicare una paziente e sottintesa arte della seduzione e cambia velocemente rotta: cambiano i capitani (Montolivo) e cambiano i timonieri. Da un altro "Rossi" – Delio – si giunge a Vincenzo Montella, “l’aeroplanino”, da cui (guarda caso) lo stesso Pepito ha preso in prestito il modo di esultare.
Intanto cambia anche la rotta del Sottomarino Giallo che al contrario, però, si abissa in fondo alla Liga Spagnola fino ad affondare nel buio della retrocessione.
Ha inizio l’assalto viola. La Fiorentina solca i mari di Villareal per trovare giocatori validi a costruire un gioco spumeggiante e divertente secondo le espresse richieste dell’allenatore. L’italo-americano è in stand-by, mentre i suoi compagni Valero e Rodriguez fanno le valigie per Firenze.
Termina la sessione estiva di calciomercato e Giuseppe Rossi è ancora nell’infermeria della società spagnola.
Il campionato della Fiorentina, nel frattempo, grazie ai nuovi innesti inizia nel migliore dei modi. Il gioco è brillante e in poco tempo si arrivano a sprecare tanti paragoni con il mostruoso tiki-taka del Barcellona fatto di possesso palla e grande velocità. Una grande fetta di Spagna è già a Firenze e chissà che anche gli ex compagni di Pepito non abbiano già iniziato a parlargli della meraviglia del gioco e della piazza.
Ed ecco il 2013, più precisamente il 4 di Gennaio, secondo giorno di calcio mercato. Tutto così veloce e così immediato che l’acquisto sembra quasi riassumersi in un semplice scambio di telefonate alle quali il gioiello italo-americano risponde subito “Sì, lo voglio” e il matrimonio si può concludere. L’ufficialità, poi le visite mediche e infine la lunga attesa prima di tornare a giocare – presumibilmente ad Aprile se non nella prossima stagione – per una maglia viola che era destino indossasse.
Alessandro Testa
Foto: sport.sky.it