Fra 263 giorni, cioè dal 22 settembre, Firenze ospita i campionati del mondo di ciclismo. L’evento si concluderà dopo una settimana con la gara dei professionisti, e tra le strutture direttamente interessate all’evento c‘è il Museo di ciclismo Gino Bartali di Ponte a Ema.
In quella occasione, infatti, saranno tantissimi i visitatori anche stranieri. Logico che il museo si dovrà mettere nelle condizioni di soddisfare tante e complesse richieste. Dovrà creare, tanto per fare un esempio, una èquipe di esperti, non facili da individuare, in grado di illustrare, in più lingue, le centinaia di cimeli che si trovano esposti.
Purtroppo la situazione attuale del museo è lontanissima da quella auspicabile per i mondiali. Siamo insomma all’anno zero o quasi. Il 30 settembre scorso è scaduta la proroga all’Associazione Amici del museo per la gestione della struttura. Da quella data i vecchi gestori sono solo “i custodi del materiale esistente nel museo” secondo le istruzioni ricevute dai tre enti proprietari cioè i Comuni di Firenze, che detiene il 65% delle azioni, e di Bagno a Ripoli e la Provincia di Firenze.
Recentemente, ma ancora non funzionante, è stata varata dagli enti proprietari una società di indirizzo che dovrà dare un assetto definitivo al museo. Secondo quanto dichiarato dal vice sindaco di Palazzo Vecchio Dario Nardella – ora però lanciatissimo verso il Parlamento – verrà indetto un bando per affidare la gestione amministrativa ed organizzativa ad un ente privato.
L’Associazione Amici del museo, che ha diretto con personale di volontari il museo dalla sua nascita cioè dal 2005, non sa ancora se troverà un posto nel futuro organigramma. Certo non spira buon vento tra i gli ex gestori ed i massimi titolari del museo.
“Se al museo non verrà data un’organizzazione solida, valida e convincente – ha detto Bresci – l’Associazione Amici del Museo se ne andrà portando via tutti i cimeli ritenendoli di sua proprietà. Confidiamo di essere convocati nei prossimi giorni in Palazzo Vecchio per sapere quale destino ci aspetta”.
Nella futura società di gestione del museo, Nardella vedeva bene, giustamente, la presenza anche della Fondazione Gino Bartali di cui è presidente Andrea, uno dei figli dell’indimenticabile campione. Ma l’adesione di questo ente, ha fatto sapere il presidente, è subordinata alla restituzione alla signora Adriana Bani, vedova di Bartali, di alcuni cimeli personali del marito, ora esposti nel museo. Su questa questione il Tribunale di Firenze, dopo tante udienze di un processo civile promosso dalla vedova di Bartali, emetterà la sentenza non prima di due-tre mesi.
Insomma sia i tempi dei lavori della società di indirizzo; sia quelli della possibile collaborazione della Fondazione Gino Bartali; sia quelli di una indispensabile riorganizzazione del museo, confliggono apertamente con quelli stringenti dell’arrivo dei mondiali. E pare che nessuno se ne renda conto.
Franco Calamai