Firenze – “Non vogliamo essere scoraggianti, ma realisti sì”. A rischio di passare per gufi (con tutto ciò che di questi tempi comporta), i vertici della Cna Toscana non se la sentono, dati alla mano, di dire che ripresa o ripresina ci sarà. Proprio per niente, e se qualcosa si muoverà, è un “rimbalzo tecnico” dovuto al mutare di alcuni settori. Insomma, 2015 inchiodato e ribadito, almeno per quanto riguarda l’artigianato, a una situazione generale “stazionaria” nel migliore dei casi, altrimenti negativa. A dispetto di chi, se non sulla ripresa, sulla “ripresina” ci scommette.
Il rapporto congiunturale di fine anno della Cna regionale è stato sviluppato sia a livello di dati contabili, che sulle aspettative e la fiducia degli imprenditori artigiani, il cosiddetto “sentiment”. L’analisi, realizzata dal dottor Alessio Monticelli per quanto riguarda i dati contabili e dal dottor Andrea Manuelli per l’individuazione del sentiment imprenditoriale, riguarda qualcosa come 150mila imprese artigiane, distribuite per settori, vale a dire costruzioni, manifatturiero e servizi, in rapporto percentuale, rispettivamente, del 17%, 45,3%, e 37,7%. Per quanto riguarda la distribuzione per territorio, il 43,4% delle ziende si colloca nell’area metropolitana fiorentina, il 26,4% nelle zone di nord ovest, vale a dire Livorno, Lucca, Massa e Pisa, mentre le dimensioni delle aziende riguardano per il 26,4% le imprese con 10 o più addetti, il 49,1% quelle da 1 a 4 addetti, il 24,5% va dai 5 ai 9 addetti.
E tuttavia, quasi a far da schermo alle dichiarazioni pessimiste dei vertici della Cna regionale, l’analisi di Trend inizia con un dato positivo: i ricavi, dopo la flessione del 2013, nel primo semestre 2014 segnano un +4,4%. Ma non c’è da lasciarsi prendere dall’entusiasmo, come spiega il presidente Cna Toscana Valter Tamburini. E’ sufficiente dare un occhio al vuoto di domanda interna che denota lo stallo dei consumi sovrapposto alla regressione degli investimkenti, vero e proprio pesantissimo segnale della crisi ancora e più che mai in atto: si parla di ben 15 trimestri di continuo calo congiunturale.E allora, quel +4,4% che riguarda i ricavi del nostro artigianato?
Si tratta, spiega il dottor Monticelli con le slide che implacabili mostrano i dati contabili della situazione, di una performance che è principalmente il risultato di un rimbalzo dovuto alla filiera dell’edilizia, proprio il comparto più in crisi dentro la crisi generale. L’altra “spalla” è stato il manifatturiero, che ha contribuito pur in misura molto minore, soprattutto a causa dell’aumento dell’export regionale (+4,8% nel corso del 2014) che anche indirettamente incide sulle specializzazioni artigiane. Anche se dal punto di vista dell’export il sistema dovrà assorbire la “sventola” del rublo russo, che col deprezzamento odierno ha già provocato qualche guaio, in particolare, come ricorda Tamburini, per quanto concerne la filiera dell’agroalimentare. E che altri effetti, come è facile prevedere, avrà in futuro.
Del resto, il fatto che l’economia regionale almeno per quanto riguarda l’artigianato abbia davanti a se’ ancora molta oscurità, lo si può desumere dalla tendenza relativa agli indicatori proxy dei livelli produttivi, segnati da un calo tendenziale per quanto riguarda il primo semestre del 2014: -4,8% i consumi, -12,9% le retribuzioni. Insomma, la crisi picchia ancora forte proprio là da dove dovrebbe-potrebbe ripartire una ripresa “di sistema”. E dunque, la “sensazione” è: toccato il minimo ciclico del 2013, ora si rimbalza. Da non dimenticare, dice Monticelli, che pur con tutto il miglioramento contabile osservabile, ancora non copriamo i valori del 2012, anno notoriamente di recessione spinta per la Toscana.
Per quanto riguarda l’analisi settoriale, è il rimbalzo delle costruzioni il dato più evidente.Il valore in termini percentuali e rispetto allo stesso periodo, vale a dire il primo semestre 2014 rispetto al primo semestre 2013, è pari a +9,6%. La buona tenuta del manifatturiero, che tuttavia ha un andamento molto differenziato e che si colloca a +3,2%, è l’altra causa della variazione positiva della prima parte del 2014. I settore positivi sono stati la metalmeccanica, +16,5% rispetto al primo semestre 2013, la filiera pelle-calzaturiero, +7,8%, ma il segno diventa meno per tessile abbigliamento, oreficeria e legno-mobili.
Circa il settore costruzioni, che presenta un segno “più” dopo un lunghissimo periodo di “meno”, è doveroso, dice Monticelli, non illudersi troppo. Infatti, anche se segnali di stabilizzazione provengono da svariate analisi, tuttavia non si può dimenticare che il mercato immobiliare è pressoché dimezzato per quanto riguarda le compravendite, mentre si registrano ulteriori cali della spesa per retribuzioni e dei costi per consumi . D’altro lato, un settore dove la crisi si approfondisce sono i servizi. I ricavi qui sembrano non aver totcato ancora il punto minimo, e nel primo semestre 2014 si rileva una flessione del giro d’affari pari a -1,1%. Spia indicativa (a parte l’unica voce positiva che riguarda i trasporti, +8,4%), del deteriorarsi dei livelli medi di reddito di famiglie e imprese. Ed ecco quindi la situazione: -3,9% i servizi alle famiglie, -7,5% le riparazioni e -8,2% i servizi alle imprese. In definitiva, secondo Cna Toscana, “i segnali positivi, che pure ci sono, appaiono più una variazione positiva di breve periodo piuttosto che segnali di una ripresa di sistema”.
Impressione relegata a pochi “gufi” della Cna? Non sembra. Infatti, a uno sguardo alla seconda parte di Trend, quella che indaga il sentiment degli imprenditori verso il II semestre 2014 e il I semestre del 2015, quella sensazione che tutto sommato ancora stenti non solo la ripresa ma anche la ripresina (magari attorno allo 0,1%), resiste e si rafforza. Come spiega il dottor Manuelli, artefice della seconda parte del rapporto, le aspettative degli imprenditori, rispetto al II semestre 2014, sono tutte nell’ordine di un quadro congiunturale segnato o dalla stabilizzazione o dal peggioramento, seppure lieve. Ne gativo seppur di poco il saldo “aumenti -diminuzioni” per quanto riguarda livelli di produzione e ordinativi, mentre per 30,2% di imprese i propri livelli produttivi andranno avanti nel segno della “stabilità”. Fatturato, in contrazione per chi si rivolge al mercato interno, più positive le previsioni di chi si rivolge ai mercati esteri. Fra le cose che remano contro, rimangono alcune criticità che giocano un ruolo negativo sulle aspettative: spinte di tipo deflattivo, messe in luce dal 34% dei titolari d’impresa che dichiara che i propri prezzi di vendita sono in diminuzione, l’accesso al credito difficile e costoso, evidente nel dato riportato da Trend, in cui emerge che il 54,7% delle imprese ha avuto difficoltà alla voce credito, l’aumento dei costi aziendali in particolare il pagamento di interessi. E tuttavia, oltre il 50% delle imprese contattate rivela di aspettarsi un bilancio 2014 in utile. Ma un dato taglia la testa al toro: nonostante per il 2015 le previsioni siano in miglioramento su tutti gli indicatori, ne basta uno per rendersi conto che tutto sommato è molto difficile credere che si tratti di “ripresa” e non di “rimbalzo”, ed è quello degli investimenti. Chi è disposto a investire, se si pensa che la ripresa sia vicina? Ebbene, solo il 20, 8% delle imprese contempla nel primo semestre del 2015 la spesa per investimenti, a fronte del 37,7% del secondo semestre 2014.