Pisa – La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha condannato l’Italia ad una maxi multa di oltre 40 milioni di euro per non aver rispettato le richieste di adeguamento alle direttive rifiuti dal lontano 2007. Si tratta della più importante sanzione europea mai comminata finora, e colpisce l’Italia in uno dei settori in cui registra una maggiore arretratezza delle politiche ambientali. Ancora oggi in Italia circa il 40% dei rifiuti va in discarica e non viene recuperato né come materiale né come energia; sono ancora diffuse le discariche non controllate ed abusive, e in alcune aree del Paese il conferimento in discarica è l’unico sistema di smaltimento dei rifiuti. Per non parlare infine dei rifiuti speciali che vanno in discarica, non facilmente quantificabili.
Una situazione inaccettabile, per l’Europa ma anche per l’Italia, e l’unica risposta pronta del Governo è quella di accelerare i tempi delle misure di adeguamento per superare la criticità e raggiungere rapidamente quegli standard europei che vedono la discarica come forma residuale di smaltimento se non addirittura azzerata. Se è vero che negli ultimi mesi tale processo di adeguamento è stato accelerato – la circolare Orlando, il recente decreto Sblocca Italia – la situazione rimane ancora insostenibile in molte regioni e occorre mettersi in regola rapidamente.
Quello che serve non è complicato, ed è così riassumibile: occorrono misure maggiormente punitive per il conferimento in discarica dei rifiuti, così come la ridefinizione della tassa in discarica, oggi troppo bassa (fra cinque e 25 euro); occorre incentivare il riciclaggio dei materiali presenti nei rifiuti in forma ben più sostanziosa rispetto a quanto previsto nell’attuale testo del Collegato Ambientale (gli incentivi al recupero di materiali devono essere più forti economicamente di quelli al recupero energetico dei rifiuti); occorre facilitare l’uso degli impianti di termovalorizzazione esistenti o in via di autorizzazione, come ha fatto il recente decreto Sblocca Italia, consentendo ad alcune regioni sprovviste di impianti di utilizzare la capacità residua degli impianti esistenti o in via di autorizzazione del centro-nord e accelerando le procedure per la realizzazione dei nuovi impianti, superando così l’uso della discarica; occorre infine un vero e proprio piano di bonifica dei siti contaminati e delle discariche esistenti.
Solo con queste misure, alcune già avviate nelle scorse settimane, potrà essere risolto il problema e potremmo quindi chiedere all’Unione Europea di rientrare dalle decisioni assunte in merito alle multe. E’ opportuno stabilire che la discarica in Italia è una forma residuale di smaltimento, promuovendo riciclaggio e recupero energetico e utilizzando tutti gli strumenti necessari a fare questo. Inutile protestare per le multe europee, bensì occorre fare ciò che doveva essere fatto 10 anni fa, e farlo rapidamente.
Alfredo De Girolamo (@degirolamoa)