Usura oggettiva, riscontrata nel 71% dei conti correnti bancari

Firenze – Non si parla dello strozzino che chiede sempre di più minacciando di morte, che cammina con circospezione con sottobraccio la valigetta dei contanti; non si tratta di criminalità cittadina, ma di istituzioni private a cui ci si rivolge per richiedere tutele, in cerca dell’ultima speranza di un prestito prima che la propria azienda fallisca. L’usura delle banche è in crescita e sicuramente la crisi economica mondiale ha contribuito ad aggravare il fenomeno. È questa la tesi del Centro Studi della Fondazione SDL che ha partecipato a un convegno sul tema, organizzato dall‘Assessorato alle politiche sociali e legalità della provincia di Firenze, in collaborazione con il centro interuniversitario di sociologia politica fiorentino: la mattina al polo delle Scienze Sociali e il pomeriggio con la tavola rotonda all’auditorium del Consiglio Regionale in Via Cavour.

Il report realizzato dal centro studi della fondazione e coordinato dal Prof. Maurizio Fiasco dà prova della diffusione capillare di un fenomeno “imponente e devastante sotto il profilo dell’etica della convivenza civile”. Sono state prese in esame 141mila aziende e 29mila famiglie, per un totale di 170.222 rapporti bancari e finanziari, suddividendo la ricerca in tipologie di prodotti: conti correnti, mutui, leasing, cartelle esattoriali e derivati finanziari.

usura bancheCi si è concentrati sui conti correnti – più di 46mila, in capo a 14mila imprese, per un complesso di 125mila unità di occupati. Anomalie finanziarie sono state registrate nella quasi totalità: il 99% dei casi. L’usura oggettiva – che si individua a partire dai tassi di interesse superiori alla soglia di usura determinati dalla l. 108/96 e dal d.l. 70/2011 – è stata riscontrata nel 71% dei conti correnti.

La colpa è della crisi finanziario – economica che “attiva inaccettabili comportamenti di business sulle difficoltà, con aggressioni al patrimonio industriale, artigianale, agricolo e dei servizi che connota il tradizionale corpo produttivo dell’Italia”, si legge nel rapporto. Come spiega Stefano Pigolotti (CFO SDL Centrostudi Spa) nel convegno pomeridiano, la crisi ha favorito episodi di asimmetria informativa: le banche hanno approfittato della mancanza di conoscenze delle imprese per operare, se non veri raggiri, una politica“feroce ed aggressiva”. Lo hanno fatto liberamente, in assenza di una regolamentazione che lo vietasse, per attutire le perdite di capitale dovute al risanamento dei propri debiti.

E le imprese, d’altra parte, si rivolgono – e decidono di affidarsi, in assenza di scelta – alle banche per un problema simile: la mancanza di credito. Gli obiettivi delle loro richieste non si allontanano dal bisogno di liquidità, ad esempio per pagare l’IVA: non è più il tempo dei prestiti per effettuare investimenti, per ampliare l’azienda o per orientarsi a nuovi settori di mercato. Intanto, le imprese che richiedono di accedere al fondo di garanzia nel 2013 erano 80.000. Da gennaio e ottobre 2014, erano già 78.000.

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