Firenze – Al di là delle percentuali legate al territorio, le assenze dal lavoro per malattia hanno un grande giorno “nero” ed è il lunedì. Che si abiti e lavori in Calabria o in Toscana o in una delle regioni del nord -Est, è infatti l’inizio della settimana il momento in cui è più difficile affrontare la malattia e fioccano i certificati o le assenze. Che, sempre parlando del dato medio, sono tuttavia sempre brevi in tutto il territorio nazionale, rientrando entro 5 giorni dalla presentazione del certificato medico.
I lunedì neri degli italiani sono testimoniati dai numeri: su oltre 13 milioni e 365mila eventi di malattia registrati nel 2012, oltre 4 milioni (pari al 30,7 per cento del totale) sono stati denunciati a inizio della settimana. Le cause di questo massiccio ammalarsi di lunedì? Fra i vari motivi che si possono addurre, oltre al fatto che molti italiani concentrano nel fine settimana lavoretti di vario genere che tendono ad esporli maggiormente agli acciacchi soprattrutto di stagione, contribuisce di certo anche il fatto che spesso medici di famiglia e mabulatori non lavorano i sabato e la domenica., contribunedo dunque ad affollare le richieste di certificato per malattia proprio il lunedì.
Lo studio è stato fatto dalla Cgia di Mestre, che mette nero su bianco dei dati interessanti. Infatti, emerge che l’area dove i lavoratori sono di salute più cagionevole è la Calabria, dove, nel 2012, il numero di giorni medio di malattia per lavoratore è stato del 34,6%, distribuito in un 41, 8% nel settore privato e in un 20,9% nel settore pubblico, mentre godono di salute più robusta in assoluto rispetto a tutta l’Italia i lavoratori del Trentino Alto Adige, che “producono” una percentuale di giorni lavorativi spesi in malattia del 15,3%, distribuito quasi paritariamente fra lavoro privato e pubblico (rispettivamente, 15,4 e 15,1).
Per quanto riguarda la Toscana, i suoi lavoratori paiono godere di buona salute. Infatti la nostra regione si pone in linea col dato medio del Centro, che è pari al 16,8%, migliorandolo anche un po’, dal momento che si colloca al 16,6%, distribuito fra lavoro pubblico e privato rispettivamente al 15,9% e al 16,9%.