Bagno a Ripoli (Fi) –Ritorno a Mondeggi, asta in corso. Uno degli ultimi atti della Provincia prima di esaurire il suo compito storico. Ultimo atto anche per questo spettacolare pezzo di Chianti fiorentino, radicato, prima ancora che sulla terra, nel cuore delle comunità che da sempre usufruiscono dei suoi prodotti, dei suoi spazi, dei suoi boschi, della sua bellezza?
Stamp ci ritorna, dopo i primi giorni di “occupazione” della terra messa in vendita dalla Provincia, e viene accolto da un tavolo all’ombra, dove alcune donne anziane e serene giocano a carte chiacchierando. Più in là un gruppo di bambini attorno a un vecchio contadino contorto come un tronco d’ulivo e altrettanto vigoroso a dispetto degli anni racconta. Ci avviciniamo, e sento raccontare di com’era prima Mondeggi, delle feste, dei signori, della gente che andava a cercare i funghi nel parco. Sì, perché Mondeggi forniva la legna, l’olio, il vino, il lavoro a questa terra di antica agricoltura e di schietto carattere. Come la sua bellezza che esplode nel pomeriggio di sole di primo settembre. Più in là, alcuni ragazzi che stanno lavorando, rimettendo a posto, recuperando vecchie piante di olivo, tagliando erbacce, sistemando un forno di pietra. Certo, perché, come spiega Elena, la nostra “guida”, tutto ciò che finora è stato fatto a Mondeggi è servito a evitare altri danni, altre irreparabili perdite di una tenuta che assomma in se’ la storia, la memoria l’economia di questo pezzetto di Chianti. Parliamo di olivi? Danni irrreversibili, come nelle vigne, sono già tati compiuti dall’abbandono ventennale in cui è giaciuta la proprietà, ma qualcosa per evitarne altri è stato fatto, come qualcosa è stato fatto per mettere in sicurezza e salvare alcuni edifici: piccoli interventi, ripristino di tegole, rimessa di pietre cadute, per non consentire che tutto vada in sfacelo, perché amore e gratitudine per ciò che ha rappresentato e rappresenta Mondeggi è quasi un istinto naturale, da queste parti.
Questa è la prima impressione per chi giunge, alacrità, passione, competenza e volontà di riannodare vecchi fili spezzati dall’incuria.
Del resto, frotte di bambini e gruppi di anziani sono frequenti, all’ombra o impiegati in piccoli utili lavori. Il resto delle forze adulte è impegnato nei lavori più pesanti, quelli che servono alla terra per non andare in rovina. Mondeggi si stiracchia sotto il sole di settembre come un malato che si sveglia trovandosi ancora in forze. Ma, al di là dell’impressione, qualcos’altro cova. Sono le programmazioni culturali, serate di teatro organizzate con le varie associazioni del territorio: venerdì sera pieces graditissima col Teatro della Paglia, grande successo di pubblico, come le manifestazioni domenicali di agosto, che sono riuscite a mettere insieme anche 2mila persone. Ma la “fucina” di Mondeggi è fatta anche di laboratori, presenti e futuri, quello del pane, quello in procinto di partire sulle api e il miele, quello sulla potatura, e via via, una scuola contadina di tutto rispetto che impartisce antiche ma anche modernissime tecniche di coltivazione. E’ il progetto intero, che fa di Mondeggi scuola agricola, modello sperimentale, sede di aplicazione e studio per l’innovazione e la ricerca.
Se questo è il modello economico, che torna alla primaria vocazione di Mondeggi quando l’intenzione delle istituzioni era farne, fra le altre cose, anche luogo di sperimentazione di una scuola contadina con finalità di tipo socio-sanitarie (questa l’idea base: come mai tutto è stato lasciato andare nella più squallida rovina?) interessante anche il modello sociale che sta alla base della gestione delle attività: un sistema di assemblee che diventa decisionale su soluzioni studiate in comune. Metodo: votazione per alzata di mano. Interessante, dal momento che si torna a dibattere di democrazia e democrazie proprio in questi giorni, con l’avvicinarsi della scadenza elettorale del consiglio metropolitano (di secondo livello) e con il famoso dibattito nazionale sulle riforme costituzionali.
E l’asta in corso?
“Intanto, villa e bosco sono tutelati – spiega Elena, la guida – per noi, il punto fondamentale rimane: non tradire la missione di bene comune. Che significa mantenere l’accesso pubblico e la natura di “bene comune” della tenuta. In concreto, che la comunità possa continuare a ususfuire a vari livelli di un bene che è diventato “debito” grazie all’abbandono in cui è stato lasciato per vent’anni almeno. Ora è il momento che torni “risorsa”, in accordo con la sua natura storica, che ha sempre fornito “risorse” alla comunità”.
Asta ultimo atto per Mondeggi?
No, dicono da Mondeggi Bene comune. “La nostra presenza – spiega Massimo – ha il valore di un presidio: contro l’incuria e l’abbandono, certo, ma anche contro ogni tentativo di piegare la natura di bene comune di Mondeggi ad altre finalità. Del resto, le nostre proposte sono precise, circostanziate e conosciute”.
Asta ultimo atto per Mondeggi?
No, spiega il sindaco di Bagno a Ripoli, Francesco Casini, che reclama la verità storica su Mondeggi: “Siamo sempre stati contrari all’alienazione senza progetto – ricostruisce il giovane neo-sindaco – ma, dal momento che la tenuta è di proprietà della Provincia, abbiamo intessuto un rapporto che ci ha consentito di concordare significativi paletti alla vendita e all’uso di un bene che è parte integrante della storia della collettività. Il punto fondamentale era riuscire a progettare una valorizzazione del bene con carattere di funzionalità e pubblica utilità. Di fatto, l’obiettivo era di non lasciare completamente tutto ai privati”. Una posizione che, con la presenza di un tecnico del comune di Bagno a Ripoli nella commissione provinciale e con un confronto a tratti intenso con l’amministrazione è riuscita a costruire un bando di alienazione che, come precisa Casini, “guarda non solo a chi ha più risorse, ma al progetto tecnico in primis”. Ed ecco cosa significa: se l’assegnazione del bene era stata pensata in prima battuta valutando all’80% l’investimento economico e al 20% sul progetto tecnico, la “trattativa” è riuscita a capovolgere il criterio: adesso la valutazione assegna un buon 60% al progetto tecnico, 40% all’offerta economica. Ma non basta: “Anche nel caso ci fosse un solo e unico acquirente – precisa il sindaco – se non rispetta le condizioni poste dal bando, non verrà considerato. Resta il fatto che rimaniamo contrari ai metodi con cui si è giunti alla vendita”. E, circa l’attuale situazione di Mondeggi e alla piccola comunità di studenti, contadini, professori di agraria, urbanistica, giurisprudenza, gente del luogo, di Firenze e di svariate parti e atenei toscani e italiani, cosa ne pensa il primo cittadino? “Progetti interessanti, idee interessanti – butta là Casini – ma non dimentichiamo che alla base c’è un atto illecito come l’occupazione”. Intanto, qualcuno dalle stanze del comune sussurra anche di un progetto a suo tempo presentato dal comune di Bagno a Ripoli e mai preso inspiegabilmente in considerazione da chi avrebbe potuto.
Scheda tecnica di Mondeggi
Tratta direttamente dal bando di gara, corredata con i famosi “paletti”. I terreni dell’azienda, circa 170 ettari, sono suddivisi così: 25 a vigneto, 45 a oliveto, 30 di bosco e 70 di seminativo o pascolo, oltre a quattro complessi colonici, Sollicciano-Rucciano, Cerreto, Cuculia, Borghetto Conte Ranieri. Esiste anche un capannone agricolo. Il valore dell’azienda è stato stimato in 9.240.000 euro. Il prezzo base di vendita è di 7.880.000 euro. Infatti, l’acquirente dovrà farsi carico anche delle passività accumulate in questi anni. Il termine entro il quale fare la proposta è il 13 ottobre.
Ed ecco i “paletti” cui dovrà attenersi l’offerta tecnica:
1) Recupero e valorizzazione della produzione vitivinicola e olivicola.
2) Sviluppo e valorizzazione dei prodotti, delle coltivazioni autoctone e dell’allevamento
3) Modello gestionale proposto, con particolare riguardo alla valorizzazione delle caratteristiche del territorio e del patrimonio rurale e forestale.
4) Tecniche innovative di coltivazione e lavorazione del prodotto.
5) Valorizzazione del patrimonio immobiliare.
6) Ricadute occupazionali sul territorio (impiego di manodopera locale).
7) Coerenza complessiva del progetto con le normative urbanistiche del Comune di Bagno a Ripoli.
Dall’asta restano fuori la villa medicea che fu dei Della Gherardesca e che è sotto la tutela della Sovrintendenza, il bosco che è parco pubblico del comune di Bagno a Ripoli, l’area storicamente in uso alla festa dell’Unità e a manifestazione pubbliche.
foto: Elena Romoli