Firenze – Si tratta di una delle priorità di settembre: un vero e proprio piano di salvataggio dei negozi storici del centro di Firenze, sempre più assediati dal proliferare dei minimarket che, come ha ricordato il sindaco Nardella a margine dell’inaugurazione tenuta ieri del 20esimo fontanello aperto da Publiacqua, “vendono per il 90% alcolici”.
“Abbiamo una norma nuova – ha spiegato il primo cittadino – nel Codice dei Beni culturali e del Paesaggio, all’articolo 52, che consente ai sindaci di introdurre misure particolari di salvaguardia del commercio tradizionale”.
In definitiva, il sindaco si affida a “norme tecniche” da inserire nel regolamento edilizio e urbanistico, “che rendano estremamente difficile aprire strutture alimentari in piccoli spazi” come “l’obbligo di prevedere un magazzino di una certa metratura, l’obbligo di prevedere i servizi igienici e una serie di accorgimenti legati alla viabilità”, per “disincentivare in modo forte l’apertura di un negozietto alimentare nel centro. Nell’area Unesco sarà più facile, perché possiamo usare il tema della tutela del patrimonio culturale”.
Parte delle speranze del contrasto del fenomeno sono affidate anche a nuove norme del Codice dei Beni culturali, che, secondo quanto ha spiegato Nardella, consentiranno di inserire un “vincolo di destinazione d’uso per attività storiche” nel Comune.
“E’ una misura molto forte – ha detto – quindi va usata con cautela, perché vincola la proprietà privata: lo useremo in situazioni che meritano davvero una tutela particolare, quando c’è un interesse pubblico che è al di sopra di quello privato”.
“Il tema dei piccoli negozi sta diventando una vera e propria emergenza nelle città d’arte. Firenze, a differenza delle altre, ha ancora molte carte da giocare, perché abbiamo ancora un tessuto di botteghe, esercizi storici e tradizionali, che è vivo e vuole resistere, vincere la sfida contro l’anarchia della liberalizzazione del commercio. Se da un lato è nata con obiettivi condivisibili, è stata eccessiva. Fino a ieri i sindaci non avevano alcuno strumento per arrestare questa deregulation”.
Infine, le misure tecniche che saranno compito di settembre per la giunta, serviranno ad arrestare la proliferazione dei minimarket anche fuori dall’area Unesco. “Non possiamo trasformare la nostra città – ha affermato Nardella – in una specie di Disneyland commerciale dell’alimentare, dove tutto quello che si vende non ha niente a che fare con la nostra città, la nostra tradizione e il nostro patrimonio. C’è una crescita a dismisura di questi negozi, un altro ha aperto in piazza Mentana, il solito minimarket che vende per il 90% alcolici, una vera e propria presa di giro, ma la legge non mi permette di distinguere fra alimentare e alcolico”.