Firenze – Promesse e belle parole, ma il presidio non c’è. Così, a distanza di un anno dalla chiusura delle attività ambulatoriali svolte dal presidio sanitario di piazza Elia Dalla Costa, e a sette anni dalla chiusura del poliambulatorio di via Ripoli, il Comitato 21 Marzo ha organizzato un pomeriggio di denuncia sullo smantellamento della sanità pubblica fiorentina, in particolare dei servizi sanitari nel quartiere Gavinana. Un presidio che si è svolto ieri al parco dell’Anconella, con striscioni e folta partecipazione dei cittadini.
Già, perché il problema è sentito in modo molto pesante da tutti i residenti del quartiere 3, in particolare dai più anziani. Che devono percorrere svariati chilometri per raggiungere i punti di sanità pubblica sparsi in città. E, nonostante le “rassicuranti belle parole da parte della ASL 10 e degli amministratori comunali, i disagi per gli abitanti del quartiere, soprattutto per i molti anziani che vi vivono, sono aggravati a dismisura, tanto è che molti cittadini costretti a estenuanti spostamenti da un punto all’altro della città, rinunciano ad usufruire dei servizi sanitari e, solo chi se lo può permettere si rivolge a strutture private più vicine a casa”, come informa il comitato.
Soluzione che però non è certo “nelle tasche” di tutti. E quindi cosa si fa? Semplice: si rinuncia a visite e cure mediche, quando non addirittura agli acquisti.
“La soluzione a questa mancanza ci sarebbe – insiste il Comitato 21 Marzo – si chiama EX3, uno spazio che potrebbe diventare il presidio sanitario di base del quartiere 3: certo, se quello spazio, peraltro ceduto al comune, fosse attualmente utilizzato per attività culturali e sociali, come è per altre strutture nel quartiere di Gavinana, riutilizzate e strappate all’abbandono, allora non sarebbe stato indicato come la possibile sede del presidio. Ma ad oggi niente di simile è stato fatto e la struttura resta chiusa e abbandonata”.
Intanto il Comitato 21 Marzo continua e continuerà, come assicura, la sua battaglia, fino a quando “non avremo una sede sanitaria di quartiere”. Un presidio pubblico e accessibile, non solo per aiutare la gente comune a curarsi e a implementare la propria salute, ma anche come passo per “per rifiutare una sanità sempre più per pochi a scapito dei più, una sanità che sta diventando un privilegio, e lo sarà se non ci metteremo di traverso in prima persona a ribadire che la salute dev’essere garantita”. Un concetto ribadito dal fatto che nel corso dell’iniziativa sono state raccolte firme per l’abolizione dei ticket, e personale infermieristico ha effettuato gratuitamente alcune prestazioni sanitarie.