Tempo, chiedono altro tempo gli operai alla Seves, richiesta che si concretizzerebbe in un nuovo periodo di cassa integrazione. E’ davvero una corsa contro il tempo, quella che vede impegnata i lavoratori dell’azienda con sede a Sesto, le rappresentanze sindacali e istituzionali. Perché, sembra di capire in conclusione dell’ultimo tavolo di crisi (conclusosi poche ore fa) qualche luce si intravede, nonostante l’incombere del licenziamento richiamato più volte dall’azienda.
Quali sono le chance estreme cui s’affida il destino dei lavoratori e di una delle eccellenze più conosciute del territorio? Innanzitutto, come spiega davanti agli interlocutori istituzionali e aziendali Bernardo Marasco, segretario della Filctem Cgil fiorentina, il tempo serve per approfondire la manifestazione di interesse avanzata dagli imprenditori riuniti sotto il nome di Progetto 3.
Ecco le sue parole: “Oggi rischia di essere l’ultima chance per gli oltre 90 lavoratori della Seves di Firenze. Siamo a chiedere con forza al tavolo istituzionale che l’azienda faccia richiesta per la cassa integrazione. Non solo per spostare la data del licenziamento di tutti i lavoratori, che al momento è fissata al 13 giugno, ma per permettere a questa azienda di essere acquistata da altri”. Altri, vale a dire, come ricorda il sindacalista della Cgil, “sembrano infatti esserci degli imprenditori italiani, riuniti con il nome di ‘Progetto 3′, che hanno fatto una manifestazione di interesse per rilevare il sito fiorentino della Seves. Non concedere neanche questa chance e non dare il tempo per avviare la trattativa sarebbe uno spregio ai lavoratori e alla città complessivamente”.
E se questa è una chance, un’altra possibilità viene gettata sul tavolo di crisi: quella ventilata dal rappresentante sindacale dell’Usb Leonardo Bolognini, che, come già illustrato da Stamp, chiede ad azienda e istituzioni di verificare ed eventualmente accogliere l’idea innovativa prodotta da un gruppo di giovani ricercatori toscani che, proprio sfruttando le caratteristiche di uno dei prodotti più noti di Seves, vale a dire il “vetro cavo”, hanno inventato una modalità altamente innovativa per produrre, con grande risparmio di energia e costi, calore e luce.
Un’ipotesi che è stata accolta con interesse sia pur prudente da parte dei soggetti in gioco. Del resto, ha concluso il sindacalista dell’Usb: “Perché non percorrere la strada dell’innovazione per la Seves, dal momento che è questo ciò che chiede l’Europa? Intendiamoci: se non siamo pronti a dare gambe alla ricerca, sia a livello aziendale che regionale, siamo perdenti in partenza. Sia come Seves, che come Toscana”.