Importante studio sulle vespe dell’Università di Firenze

Firenze – L’influenza dell’esperienza pre-natale per la vita dell’uomo e in generale dei vertebrati è ormai assodata. Uno studio pubblicato sull’ultimo numero della rivista scientifica Plos One indica che anche negli insetti sociali, in particolare le vespe, il periodo pre-natale potrebbe essere importante per strutturare funzioni fondamentali per il comportamento sociale degli individui adulti, come la capacità di riconoscere i membri del proprio gruppo.

La ricerca è firmata da Rita Cervo e Federico Cappa, del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, assieme a Patrizia d’Ettore dell’Università Parigi 13 – Sorbonne Paris Cité e a Lisa Signorotti, dottoranda dell’Università di Firenze (“Novel Insights into the Ontogeny of Nestmate Recognition in Polistes Social Wasps”, DOI: 10.1371/journal.pone.0097024).

“La capacità di riconoscere i membri del proprio gruppo è una caratteristica fondamentale per le società animali ed è alla base del comportamento sociale – spiega Cervo, ricercatrice di Zoologia – Gli insetti sociali sono capaci di riconoscere individui estranei alla colonia di appartenenza comparando le caratteristiche chimiche degli individui con cui vengono a contatto con una rappresentazione neuronale dell’odore della propria colonia.”

Il modello generale che fino a oggi ha spiegato lo sviluppo di questo meccanismo di riconoscimento coloniale nelle vespe cartonaie del genere Polistes prevede che gli insetti imparino i segnali chimici che permettono il riconoscimento (una miscela di idrocarburi che ricoprono la cuticola degli insetti) dal materiale del loro nido nelle prime ore dopo la nascita. Le vespe si formano così una rappresentazione neuronale di riferimento che durerà tutta la vita: un fenomeno assimilabile al processo di imprinting noto per molte specie di vertebrati.

“Questo modello, proposto fin dagli anni ’80, è sempre stato considerato come valido per l’intero genere (oltre 200 specie di Polistes note) e non era mai stato messo in discussione – commenta la ricercatrice – Gli esperimenti da noi condotti sulla specie europea Polistes dominula, che rappresenta un modello per gli studi sociobiologici, hanno dimostrato, però, che le vespe operaie allontanate per esperimento dal proprio nido appena nate, sono comunque capaci di sviluppare corrette capacità di riconoscimento dei compagni di nido, anche in assenza dell’odore del proprio nido o in presenza dell’odore di un nido estraneo al momento della loro nascita.”

“Questi risultati – prosegue Cervo – indicano che il meccanismo con cui si sviluppa la capacità di riconoscimento dei compagni di nido proposto per le vespe Polistes non può essere generalizzato e che, perlomeno nella specie da noi studiata, non è possibile limitare al periodo immediatamente successivo alla nascita la formazione della rappresentazione neuronale, come ritenuto fino a oggi.”

“E’ possibile quindi che le vespe utilizzino altre fonti di informazione per sviluppare questa capacità, oppure che utilizzino l’odore del proprio nido in un’altra fase della loro vita – conclude la ricercatrice – I nostri esperimenti suggeriscono che, anche negli insetti sociali, l’esperienza pre-natale possa essere importante per comportamenti fondamentali per la vita adulta, come avviene in molti vertebrati.”

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