Nel campo delle energie alternative l'utilizzo delle biomasse – l'uso , cioè, come fonte di energia dei prodotti di origine forestale o agricola – si sta progressivamente affermando. Il Dipartimento di Gestione dei sistemi agrari, alimentari e forestali (GESAAF) dell'Ateneo ha realizzato – in collaborazione con l'Istituto di Biometeorologia del CNR – un Osservatorio che monitora e promuove le filiere produttive in questo settore. L'iniziativa viene presentata in occasione del convegno "Osservatorio transfrontaliero iBioNet per la promozione delle filiere corte", in programma da venerdì 28 a domenica 30 marzo alla Stazione Leopolda, all'interno della Fiera "Klimahouse Toscana 2014". Ne parliamo con Claudio Fagarazzi, ricercatore di Economia ed estimo rurale.
Durante la combustione le biomasse liberano nell’atmosfera una quantità di anidride carbonica che equivale a quella assorbita dalle piante durante la loro crescita: non c’è, dunque, rilascio di nuova anidride carbonica.
La filiera è basata sull’uso di biomasse solide (legno) di origine sia forestale che agricola. In particolare, si parla qui di cippato, legno ridotto in scaglie con dimensioni variabili da alcuni millimetri ad un paio di centimetri. E’ prodotto a partire da tronchi e ramaglie attraverso una macchina detta, appunto, cippatrice.
Il cippato è un materiale è finalizzato alla produzione di energia termica ed energia elettrica. Attraverso impianti di teleriscaldamento (con una centrale termica a servizio di utenze pubbliche e private dei paesini montani, collegate attraverso una rete di tubi sotterranei che trasportano il calore ai singoli edifici) e attraverso impianti di cogenerazione, che producono energia elettrica ed utilizzano il calore generato da tale processo produttivo per riscaldare le abitazioni con le modalità già descritte.
Da una parte abbiamo impianti termici tradizionali con caldaie di grandi dimensioni (200-1000 kw) a servizio di utenze pubbliche (scuole, municipio, palestre, ecc.) oppure dell'intero paese. Dall’altra parte, invece, parliamo di cogeneratori realizzati con due tecnologie prevalenti. La prima è la gassificazione, con la quale la biomassa attraverso un particolare procedimento è trasformata in idrogeno e carbone: il gas così generato alimenta un motore marino collegato ad un generatore di corrente, mentre l'acqua di raffreddamento del motore è utilizzata per scaldare gli immobili. L’altra tecnologia è il ciclo Rankine a fluido organico (ORC), con il quale la biomassa è bruciata all'interno di caldaie che scaldano un fluido termovettore che, vaporizzato, genera energia meccanica per alimentare una turbina elettrica. L'energia termica residuale del vapore è recuperata per riscaldare edifici con una rete di teleriscaldamento.
Il Dipartimento di Gestione dei sistemi agrari, alimentari e forestali (GESAAF) ha realizzato iBioNet , network internazionale per le biomasse, un’osservatorio permanente sulle filiere biomassa legnosa – energia che consente, attraverso un monitoraggio remoto, la trasparenza dei processi produttivi fornendo in tempo reale dettagliati report ambientali. E’ un sistema di supporto per chi ha poteri decisionali (istituzioni, enti pubblici) in quanto permette di valutare costantemente la resa energetica degli impianti termici e cogenerativi, stimare il loro impatto economico ed ambientale, fornire informazioni sulle risorse agro-forestali disponibili sul territorio (per questo parliamo di “filiera corta”, cioè basata su biomasse provenienti da aree entro 35-40 km dall’impianto di produzione energetica). Finora nuovi impianti stentavano ad essere proposti perché nessuno sapeva dove trovare i fornitori di caldaie, gli installatori, i fornitori di biomasse. Ora sarà molto più semplice: all’interno del portale dell’osservatorio c’è ad es. una app per dimensionare l’impianto, privato o pubblico, con successiva indicazione dei fornitori per le specifiche esigenze.
Il sistema di monitoraggio cosiddetto remoto si appoggia a una piattaforma web con trasmissione del dato via GPRS e aggiornamento in tempo reale su pagine web (ogni minuto). I parametri vanno dalla temperatura e umidità esterna alla quantità e qualità del cippato, dall’energia elettrica consumata a quella prodotta, dalla misurazione delle emissioni a quella delle ceneri.
L’attività di iBioNet è realizzata grazie alla collaborazione con l’Istituto di Biometeorologia del CNR (Ibimet) e si inserisce in un progetto europeo, Biomass +, finanziato dal Programma di Cooperazione Transfrontaliera Italia-Francia “Marittimo” che promuove l’utilizzo delle biomasse presso i proprietari forestali, le imprese agricole, i decisori istituzionali, la cittadinanza che beneficia dei servizi in un’ottica di trasparenza.