Affitti al nero, a Firenze centinaia a rischio

C'è una profonda amarezza, nella presa di posizione della neo segretaria provinciale del Sunia fiorentino Laura Grandi. Forse perché, proprio nei giorni di passaggio delle consegne fra lei e l'ex-segretario Simone Porzio, la Corte Costituzionale ha cancellato una delle norme che rendevano possibile uno dei più difficili processi di “legalizzazione” dei contratti che legano proprietario-affittuario di case: vale a dire, il contratto d'affitto al nero, piaga molto sviluppata in tutta Italia e storica per quanto riguarda Firenze. La città infatti, pieno di studenti e turisti, è una piazza ideale per l'affitto al nero. Tant'è vero che i cittadini e le famiglie che, tutelati dalle nuove norme ora cancellate dalla Corte, erano andati a denunciare la situazione d'illegalità spesso protratta da anni in cui si trovavano, sono, solo per quanto riguarda il Sunia, nell'ordine di qualche centinaia. “Abbiamo dati solo per quanto riguarda coloro che si rivolgono a noi – precisa Laura Grandi – in quanto l'Agenzia delle Entrate, unico ente che potrebbe avere queste informazioni, non li ha ancora catalogati”.

Insomma, il meccanismo che si produceva, grazie al decreto legislativo 23/2011 era il seguente: gli inquilini denunciavano i propri padroni di casa che affittavano in nero; in seguito alla denuncia, l'inquilino poteva registrare autonomamente il contratto di locazione presso un qualunque ufficio dell’Agenzia delle Entrate  godendo di un canone di circa il 70-80 per cento inferiore a quello di mercato, ovvero pari al triplo della rendita catastale dell’abitazione. Le fattispecie che permettevano la denuncia erano: qualora il contratto non fosse stato registrato entro 30 giorni dalla firma, quando fosse stato registrato con un canone inferiore a quello reale o quando fosse stato registrato un finto comodato gratuito. Contestualmente, la legge prevedeva per i padroni di casa super-sanzioni. La suprema corte, con sentenza 50/2014, ha dichiarato illegittimi i commi 8 e 9 dell’art.3 del suddetto decreto. Motivazione: la Consulta ha ritenuto che la norma ledesse il principio della libertà contrattuale delle parti e, nel caso delle sanzioni, si è ravvisato un difetto di delega. Di conseguenza, i contratti registrati dagli inquilini dopo il 6 giugno 2011 in seguito a denuncia dovrebbero essere considerati nulli. Il padrone di casa potrebbe anche chiedere di liberare il locale. Nulle anche le super-sanzioni, pur restando in vigore le regole fiscali che comminano multe a chi affitta in nero.

Ed ora?Ora è il caos – denuncia la segretaria provinciale del Sunia – tutti coloro che hanno seguito la strada indicata dal decreto 23/2011 sono rimasti in un vero e proprio vuoto legislativo, in cui rischiano, se si trovano con il vecchio contratto irregolare né scritto, né registrato, di essere sgomberati dalla propria casa in quanto “occupanti abusivi”. Non solo. La sentenza della Corte ha prodotto anche situazioni paradossali come quella di un nostro iscritto che ha “regolarizzato” ex lege il proprio contratto d'affitto, pagando 1600 euro (l'inquilino paga infatti anche le imposte di registro arretrate del periodo illegale) proprio nel giorno in cui è stata resa nota la sentenza. Un danno e anche una beffa: chi persegue la legalità riceve danno. Aggiungo che, se l'inquilino che ha denunciato l'illegalità del vecchio contratto si trova con un accordo scritto ma non registrato, è a rischio di morosità. Ovviamente, secondo il vecchio canone dell'affitto al nero”.

Ma non è ancora finita: la sentenza, spiega Grandi, avviene in contemporanea con il piano casa del governo Renzi, che prevede un ulteriore diminuzione della cedolare secca al 10 per cento, punto che comporta un enorme vantaggio fiscale per i proprietari. Insomma, nella difficile partita proprietari-inquilini, è il caso di dire, a bocce ferme, che la situazione è: proprietari 1, inquilini 0.

L'unica cosa da sperare – conclude Grandi, raggiunta al telefono da Stamp – è che, vista la nuova consuetudine che è stata portata da Renzi in Palazzo Chigi, anche per quanto riguarda il baratro legislativo aperto dalla Corte, il premier agisca con tempestività assoluta. Levando dal girone dell'incertezza sulla propria sorte migliaia di famiglie, anche fiorentine”.

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