Piano paesaggistico e cave nelle Apuane

Stralciare quella parte del nuovo Piano paesaggistico regionale inerente le cave di marmo, per i rischi di vincolo che essa pone all'attività estrattiva, e fare riferimento invece a quanto previsto dal piano dell' Ente gestore del Parco regionale delle Apuane.  Lo chiedono all'assessore a Territorio e paesaggio Anna Marson e al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, alcuni consiglieri regionali di maggioranza, espressione dei territori della Lunigiana e della Garfagnana, durante l'acceso dibattito in Consiglio regionale sui rapporti tra assetto del Piano paesaggistico e l'industria estrattiva nell'ambito della proposta di Piano paesaggistico regionale presentata dalla Giunta regionale.  "Il Piano paesaggistico riguarda solo alcune cave, all'interno del Parco delle Apuane, e non tutte quelle attive nel territorio – ha detto il consigliere regionale Pd Loris Rossetti  – . Il piano pertanto interferisce solo sull'attività di questi siti che interessano appena il 3% circa del parco. Sarebbe quindi una discriminazione.
Le opposizioni agli effetti del piano sulle cave nelle Apuane sono venute nei giorni scorsi anche da altri partiti. Lo scorso 27 febbraio i consiglieri Fratelli d'Italia, Marina Staccioli, Giovanni Donzelli e Paolo Marcheschi, avevano paventato "il rischio della distruzione dell'economia apuo-versiliese", per le previsioni del Piano paesaggistico sulle cave di marmo, chiedendo all'assemblea  l'approvazione di una revisione del piano in senso correttivo.  Tutta la maggioranza e la Giunta regionale hanno respinto.

Il parco dell'Alpi Apuane, istituito nel 1985 (l'Ente è stato istitutio nel 1996), da due anni è stato promosso GeoParco del Patriomnio dell'Unesco e comprende al suo interno innumerevoli siti di interesse ambientale e naturalistico di livello nazionale ed europeo, e una miriade di aree industriali estrattive incluse nelle cosiddette aree contigue del parco, sui cui effetti ambientali e paesaggistici irreversibili nei riguardi dei sistemi ambientali, del parco e e non, si discute da decenni, anche a livello internazionale.

L'ente Parco regionale – ha aggiunto è nato come sintesi tra le attività ambientali e quelle estrattive. Questa deve essere la logica che ancora oggi deve continuare. Se il piano resterà così creerà dei danni economici e occupazionali". Rossetti ha poi ricordato che "il piano del Parco delle Apuane del 2002 individua cava per cava, le varie specificità e prevede di diminuire l'estensione della zona estrattiva da 16 a 14 km quadrati. Questo modello è la base da cui partire".

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