Nel 2012 sono saliti al 29,9% cento gli italiani a rischio di povertà o esclusione sociale per effetto del calo del reddito disponibile delle famiglie, combinato all’aumento delle tasse e alla disoccupazione galoppante. Una quota che arriva al 48 per cento nel caso dei residenti nel Mezzogiorno, dove infatti il reddito monetario disponibile in valori assoluti è pari a 13.200 euro, quasi la metà rispetto alla media del Nord (20.300 euro). Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito al report diffuso ieri dall’Istat "Il reddito disponibile delle famiglie nelle Regiponi Italiane". La conseguenza per le famiglie è una feroce “spending review” casalinga – spiega la Cia – che coinvolge sempre più spesso voci un tempo incomprimibili come il cibo.
E’ chiaro che occorre prendere provvedimenti seri di sostegno alle famiglie e rilanciare i consumi – sottolinea la Cia- perché il quadro complessivo, al di là delle indicazioni macroeconomiche su una ripresa dell’economia, è quello di un Paese ancora strozzato dalla recessione. Dall’inizio della crisi la spesa per la tavola ha perso mediamente 2,5 miliardi di euro l’anno, attestandosi nel 2012 a 117 miliardi, vale a dire sui livelli di vent’anni fa.
Oggi il carrello alimentare degli italiani è tutto improntato al “low-cost” -aggiunge la Cia-. Il 62 per cento delle famiglie riduce quantità e qualità del cibo acquistato, percentuale che però supera addirittura il 70% al Sud. Inoltre, per 6,5 milioni di famiglie i discount sono diventati l’unica alternativa sostenibile per resistere ai colpi della crisi, mentre nel Meridione la disoccupazione più alta della media e i redditi esigui fanno sì che un cittadino su quattro (il 24,9%) non possa permettersi un pasto adeguato tutti i giorni.