Le risorse finanziarie europee a disposizione per i prossimi 7 anni del periodo 2014-2020, a causa dei tagli e delle difficoltà nazionali, sono ''le più certe e definite'' a disposizione della Toscana, sebbene anche queste abbiano subito una decurtazione. A seconda di come saranno modulati i "Programmi operativi nazionali" (Pon) dei paesi membri Ue, saranno rivisti anche i Piani operativi regionali (Por) dei fondi. La Regione Toscana vuole partire prima possibile. Dato che i Por potranno essere avviati dopo l'approvazione dell'accordo di partenariato da parte dell'Ue, ovvero verso la fine di aprile, la Regione intende "essere pronta il giorno dopo'', per cui la Giunta ha già approvato due delibere con una prima ipotesi di ripartizione dei fondi. E' quanto ha detto l'assessore regionale Gianfranco Simoncini, illustrando ieri, durante la seduta congiunta delle Commissioni per le Politiche dell'Ue e le Attività produttive del Consiglio regionale, la situazione Toscana nella programmazione dei fondi europei 2014-2020 i cui regolamenti CE sono stati pubblicati a dicembre.
I regolamenti per l’utilizzo dei Fondi strutturali 2014-2020, approvati a novembre, hanno un budget complessivo pari a 325 miliardi di euro: l’Italia potrà contare su una dotazione di 29mld e 387mln di euro per le sole politiche di coesione. E' stato predisposto un regolamento generale (regolamento orizzontale) che copre tutte le disposizioni comuni ai fondi strutturali, più tre regolamenti dettagliati che riguardano le politiche di coesione: il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) Sviluppo e Crescita, il Fesr Cooperazione ed il Fondo di Coesione.
Simoncini ha aggiunto che la Toscana si presenta all'appuntamento per il nuovo ciclo di programmazione con le carte in regola sulla base dell'esperienza e della capacità di impegno e di spesa dimostrate nel ciclo precedente 2007-2013 appena concluso. "Il Consiglio regionale ha deciso di anticipare 82 milioni di euro in modo da garantire il mantenimento delle politiche avviate – ha spiegato Simoncini – poichè la lentezza della burocrazia europea metteva in forse la disponbilità dei fondi stanziati per il 2014".
Cosa caratterizza il nuovo ciclo di programmazione? Si punta molto sulla concentrazione tematica e sui risultati attesi, ha detto Simoncini, chiedendo agli Stati membri e quindi alle Regioni "uno sforzo di programmazione diverso'', vincolata a obiettivi specifici, per l'appunto: l'80% dei fondi Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), ad esempio, che in Toscana ha sostenuto industria, artigianato e terziario (turismo e commercio), ricerca e innovazione in senso prevalentemente trasversale, dovrà essere destinato a obiettivi di ricerca e sviluppo, e il restante 20% alle politiche ambientali per l'abbattimento delle emissioni di carbonio.
Ci sono alcuni nodi da sciogliere: gli esiti della contrattazione con il Governo nazionale e l'attesa della conferma dei Pon (i Piani operativi nazionali) e il destino delle Province, dal momento che sono gli enti locali competenti per attuare il Por del Fondo sociale europeo sui temi occupazione, giovani, formazione.
''Ovviamente – ha commentato alla fine Marco Taradash presidente della Commissione consiliare Politiche dell'Ue – a una prima illustrazione generale dovrà seguire una fase in cui si entra concretamente nei contenuti'', chiedendo di avere il quadro aggiornato su alcune questioni aperte, tra le quali, in particolare, la tramvia di Firenze, il ''people mover'' di Pisa e la ferrovia di collegamento tra porto di Livorno e interporto, che saranno oggetto di approfondimento con l'assessorato ai Trasporti.
La presidente della commissione consiliare Attività produttive Rosanna Pugnalini ha chiesto a Simoncini, e ottenuto, rassicurazioni sul fatto che, con i nodi che restano da sciogliere, ci sia la possibilità di far partire i bandi; Nicola Nascosti (Forza Italia) ha espresso la raccomandazione che i fondi per le città metropolitane siano intesi come destinati a tutta l'area metropolitana, cioà anche ai Comuni limitrofi.
Rimangono, secondo Simoncini, alcuni nodi da sciogliere come la contrattazione con il Governo nazionale e l'attesa della conferma dei Pon (i Piani operativi nazionali), in cui si prevede che, ad esempio, debba essere impiegato il 20% dei fondi del Fse sulla carta di inserimento; spiccano poi temi come la occupabilità, l'assunzione di giovani, l'infanzia, l'istruzione, le città metropolitane. Argomenti sui quali resta da sciogliere il nodo del destino delle Province, poichè sono gli enti che hanno competenza specifica per l'attuazione della gran parte dei Por del Fondo sociale europeo dedicato in particolare al sostegno dell'occupazione, della formazione professionale. A seconda di come saranno modulati i Pon, saranno rivisti anche i i Piani operativi regionali (Por): "se a livello nazionale si impiegano fondi cospicui per un obiettivo specifico – ha detto Simoncini – a livello regionale sarà meglio indirizzare le risorse altrove".