Renzi, tre alternative per la legge elettorale

È il superamento del Porcellum il primo punto all’ordine del giorno del segretario del PD Matteo Renzi, che propone ben tre alternative di modello elettorale alle altre forze politiche, ad un’unica condizione: non perdere un minuto di più per dare ai cittadini ciò che chiedono. Inevitabile, dunque, che la riforma della legge elettorale sia in cima alla lista dei buoni propositi per il nuovo anno, viatico essenziale per ogni altro cambiamento. Già di buon ora, stamattina, Renzi aveva inviato una lettera a tutti i segretari di partito, invitandoli a riunirsi al tavolo dell’accordo per la trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie e per un patto di coalizione che faccia proprio un capitolo intitolato “diritti civili” che spazi dalla riforma della Bossi-Fini alla job act, ma è sulla riforma elettorale che è tornato a battere il ferro nello scorcio di mattinata, quando l’occasione della presentazione del nuovo piano culturale fiorentino per il 2014 si è presto tradotto nell’occasione in più per ribadire quanto proposto dal suo partito. “Quella del PD non è una proposta secca ma una triade di proposte accomunate da serietà e trasparenza, la migliore dimostrazione di servizio verso ciò che i cittadini hanno chiesto l’8 dicembre.

Le proposte sono un doppio turno, sul modello dei comuni con più di 15.000 abitanti; la legge Mattarella rivisitata (cioè con un 25% in più da recuperare non più con il meccanismo dello scorporo ma con un premio di maggioranza e il diritto di tribuna) e il modello spagnolo, con divisione del territorio in 118 piccole circoscrizioni con attribuzione di un premio di maggioranza del 15% (ovvero 92 seggi) alla lista vincente”. Non ce n’è per chi chiede quale sia l’alternativa prediletta del partito. “È evidente che nelle simulazioni il PD valuti una proposta migliore dell’altra, ma è finito il tempo de “la nostra proposta in quanto tale”. Superiamo la logica del modello preferibile, su cui per anni la politica italiana si è incartata, per dare ai cittadini una legge che consenta a chi vince di governare, senza inciuci né giochini, garantendo l’alternanza”.

Il messaggio è chiaro, e non è da ricercarsi tra le righe. Non vuole perdere tempo, Renzi. “Chi ha votato l’8 dicembre non ha chiesto soltanto il governo del paese, ha chiesto la speranza. È per questo che siamo qui il 2 gennaio, per dire a chi è disponibile a darla che le proposte sono sul tavolo e che, se si vuole, entro un mese al massimo, la riforma si può fare. Basta con le liturgie di una politica stanca. Sulla legge elettorale siamo disponibili a incontrarci con tutte le forze dell’arco costituzionale”. Anche con Grillo? Renzi è netto. “Deciderà lui cosa fare, se sottarsi – come sta già facendo su alcune proposte, come l’abolizione delle provincie – o passare a una fase collaborativa. Le carte sono sul tavolo; è il tempo di vedere chi bleffa”. E la dead line? “Quella è nelle mani del Parlamento. La materia su cui lavorare, c’è. Se ora si vuol chiudere, si può. Credo che di riunionite, malattia tipica della politica romana, si possa guarire. Basta non perdere altro tempo”.

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