Firenze – Si è tenuto stamattina, sotto l’acqua che veniva giù a catinelle, il flash mob che ha messo in scena una camera ardente allestita simbolicamente per l’Ataf, l’azienda di trasporto pubblico fiorentina. L’iniziativa, organizzata dalle Rsu aziendali, aveva lo scopo di lanciare l’allarme fra i cittadini per “la fine che l’attuale dirigenza vuole riservare alla storica azienda di trasporto fiorentina”. Un volantinaggio fra la gente è stato effettuato allo scopo di spiegare le ragioni della protesta. Il campanello d’allarme principale, secndo i sindacati, è il fatto che l’Ataf non sia presente tra le società che parteciperanno alla gara regionale. “Il bando di gara per l’aggiudicazione di Ataf parlava chiaro: “il concorrente risultato aggiudicatario della gara….si obbliga fin d’ora a far si che la società….partecipi alla gara regionale”, ma loro se ne fregano”, dicono i rappresentanti sindacali. A gestire Ataf, dal 1° dicembre 2012, è Busitalia – Sita Nord che gestisce, con Cap e Autoguidovie, il trasporto pubblico nella città di Firenze attraverso la società Ataf Gestioni s.r.l.
L’Associazione Temporanea di Imprese (ATI), con capofila Busitalia – Sita Nord (Gruppo FS Italiane), Cooperativa Autotrasporti Pratese Soc. Coop (Cap Prato) e Autoguidovie Spa (Milano), vinse infatti la gara per la cessione di Ataf Gestioni, ramo Tpl di Ataf Spa: la composizione societaria vede il 70% di quote di Busitalia, il 25% di Cap e il 5% di Autoguidovie. Ed è proprio Busitalia a essere nel mirino “preferenziale” delle Rsu aziendali, che spiegano: “A forza di tagli sulle corse (chi usa il mezzo pubblico sa benissimo di cosa parliamo, il peggior servizio svolto da sempre) e sul personale, mancati pagamenti ai fornitori etc etc, dall’essere una società con un deficit di 7 milioni di € nel 2013, è prevista una chiusura del 2015 con un utile di 2 milioni di €.”. Buon risultato? Mica tanto, dicono le Rsu, che a fronte del “risanamento” denunciano un peggioramento verticale del servizio e della situazione lavorativa. E soprattutto, come rimarcheranno nel prossimo sciopero del 25 maggio, “un futuro inesistente”.