Firenze – Generazione del boom demografico (è nata nel 1963), competenze documentate e profonde per quanto riguarda il “suo” settore, vale a dire scuola, istruzione e cultura, presidente da 7 anni dell’Istituto Gramsci toscano, esperienze amministrative in regione. Insomma, se l’ingresso di Marta Rapallini (attualmente lavora con un contratto a progetto all’Indire, Istituto nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) nella lizza delle elezioni regionali è stato attuato in sordina, sono in molti a scommettere che sotto i suoi modi impeccabili e una competenza a tutta prova, si possa nascondere la “sorpresa”. Una candidatura che viene da una velocissima raccolta firme e che ha la caratteristica di avere un carattere trasversale. Il che potrebbe, nel caso che le contrapposizioni interne del Pd diventassero intollerabili o necessitassero della classica soluzione “mediana”, metterla in una posizione favorevole sullo scacchiere.
“Si tratta di un passaggio nuovo per me – spiega la presidente dell’Istituto Gramsci toscano – dal momento che ho vissuto la politica come una passione; con questo passo cambio ruolo, in un certo senso “ci metto la faccia” direttamente. Del resto, ritengo che in politica sia necessario portare idee, punti di vista, competenze e ritengo di essere in grado, in particolare nei settori in cui s’è sempre svolta la mia attività, di portare un contributo positivo”.
E per quanto riguarda le attività da svolgersi da subito, Rapallini ha le idee chiare: “E’ necessario che la Regione prema l’acceleratore su istruzione, formazione, educazione, ricerca. Come? Ad esempio, trovando le modalità per spendere sempre meglio i fondi europei, mai come ora importanti, visto che c’è una nuova ripartenza proprio a livello europeo. Del resto, un settore chiave per l’intero panorama economico e lavorativo toscano è l’istruzione e la formazione. Uno snodo fondamentale che sta alla base del rilancio dell’occupazione, il grande tema di questo periodo. E in questo campo è necessario rivalutare cercando di risolverle alcune criticità che, anche in una regione che si segnala per l’importanza data a questi temi come la Toscana, pure sussistono. Mi riferisco, solo per fare un esempio, alla dispersione scolastica, ancora troppo alta in regione. Un dato su cui è necessario riformulare delle soluzioni”.
Altro punto su cui impostare il “rinnovamento”, per Rapallini, è la priorità che deve essere data a istruzione e formazione finalizzate al lavoro. “Uno svincolo importante che va considerato nella sua biunivocità – spiega – ovvero, se da un lato è importante che i soggetti impegnati in istruzione e formazione ascoltino le istanze delle imprese, ciò che serve loro, è anche giusto che a loro volta siano i soggetti del mondo della produzione ad ascoltare le istanze di formazione e istruzione. Il rapporto può e deve essere biunivoco, e si deve estendere anche ai settori ricerca e innovazione. Stesso metodo, vale a dire ricerca e imprese insieme per creare innovazione, che a sua volta porta lavoro”.
Per quanto riguarda la polemica che scuote il Comune di Firenze in questi giorni e ultime ore, vale a dire la prospettiva lanciata dalla vicesindaca Giachi di mettere in appalto i turni pomeridiani delle scuole dell’infanzia (fascia tre-sei anni), Rapallini non si tira indietro e commenta: “Premesso che non conosco bene i termini della questione per quanto riguarda la proposta del Comune, tuttavia vorrei ricordare che la fascia 3-6 anni è quella in cui lo Stato non garantisce lo svolgersi di attività educative e rimane in carico ai Comuni. Ora, questi ultimi hanno un doppio limite, cui soggiacciono: da un lato, quello del patto di stabilità, dall’altro quello delle assunzioni pubbliche. Ciò rischia di mettere il Comune nell’impossibilità di mantenere il servizio, che è un dato assolutamente inaccettabile. Per di più in Toscana e a Firenze, dove i livelli qualitativi della scuola dell’infanzia sono ben conosciuti e sono sempre stati un fiore all’occhiello e un giusto orgoglio della regione e della città. Allora, di fronte alla possibilità che i servizi in questione non possano più venire elargiti, la soluzione trovata, pur perfettibile, è sempre meglio, a mio parere, dell’azzeramento del servizio”. Del resto, come sottolinea Rapallini, la soluzione sarebbe quella che lo Stato si facesse carico anche della scuola dell’infanzia. Ma non essendo a tutt’oggi così, attendendo la legge sulla scuola che dovrebbe operare questa sorta di “rivoluzione” la soluzione trovata, “che, ripeto, può essere rivista, ridiscussa, confrontata e perfezionata” può essere considerata un modo per traghettare l’educazione dell’infanzia “dal sistema comunale a quello statale”.
Fra le idee che costituiscono il “tesoretto” della candidata Rapallini, un altro pilastro è rappresentato dalla “cultura”. “Mettiamolo tra virgolette, questo termine – spiega – in quanto accanto alla cultura con la c maiuscola, grandi eventi, grandi istituzioni, grandi centri, cui è necessario tributare gratitudine e rispetto, esiste tutto un tessuto di piccoli produttori di cultura, biblioteche, fondazioni, istituti, che in questo momento stentano a sopravvivere e che invece svolgono un ruolo fondamentale di presidio del territorio. Ebbene, ritengo che in questo campo ci sia spazio per un intervento istituzionale di “aiuto” a mettersi in rete e al guadagno di una maggiore visibilità. Queste realtà infatti vanno conosciute e valorizzate, proprio al fine di rafforzare quel fondamentale ruolo di presidi territoriali che funge da sbarramento verso la desertificazione del panorama culturale diffuso”.