Firenze – La Fap Toscana ha rilevato che nella nostra Regione ci sono circa 133.000 famiglie povere. Un numero enorme che, per fare un paragone, corrisponde all’intera provincia di Arezzo. Le associazioni no-profit conoscono da vicino il problema e hanno attestato come si tratti di vere povertà, con persone che faticano a pagare gli studi ai figli o a nutrirsi adeguatamente. Per affrontare questa triste situazione la Federazione Anziani e Pensionati delle Acli, attraverso il proprio segretario regionale Paolo Formelli, si è rivolta alla Regione Toscana avanzando due proposte concrete: la prima riguarda il “reddito di autonomia”, mentre la seconda l’articolo 38 della Costituzione.
Il rischio di povertà è infatti sempre più alto per una fascia consistente della popolazione a causa della precarietà occupazionale, abitativa e di vita: le più autorevoli fonti statistiche concordano che in Italia il vero problema è rappresentato dalla mancata crescita della famiglia che, con l’avanzare della crisi, penalizza i redditi da lavoro dipendente e da pensione, e di conseguenza le giovani generazioni. Occorrono dunque misure di welfare universalistico e, in questo senso, il “reddito di autonomia” potrebbe rappresentare una soluzione, con un assegno da garantire ai nuclei familiari sotto la soglia di povertà assoluta. L’aspetto economico rappresenta solo una parte del progetto perché, per evitare mere forme di assistenzialismo, il contributo andrebbe subordinato ad azioni volte ad eliminare le cause sociali e lavorative del disagio. «Siamo convinti che la lotta alla povertà non possa essere svolta dal privato – spiega Formelli, – ma che pubblico e privato debbano camminare insieme accanto ai cittadini in difficoltà. In questa fase dobbiamo porre al centro la famiglia e le persone, dedicandogli nuove risorse. Nel “reddito di autonomia” potrebbero dunque confluire i fondi spesi sotto svariate voci, creando una solida rete di supporto per gli interventi di accompagnamento al lavoro, alla formazione e all’accesso alla casa».
La seconda problematica riguarda la tutela costituzionale dell’articolo 38, con una proposta già consegnata dalla Fap nazionale a tutti i gruppi politici in Parlamento e alla Presidenza del Consiglio. La richiesta riguarda l’integrazione al minimo delle nuove pensioni contributive, garantendo a determinate categorie un importo del trattamento pensionistico a livelli minimali e al di sopra della soglia di povertà. «Con questa iniziativa – aggiunge Formelli, – abbiamo voluto dare ascolto e voce alle situazioni di difficoltà, muovendo proposte globali volte a perseguire i valori della giustizia sociale e del bene comune».