Firenze – Emergenza abitativa sempre più pressante, la Regione Toscana cerca di dare risposte. E anche se il social housing, su cui si è tenuto un convegno ampio e articolato ieri mattina, è solo uno dei mezzi con cui cercare di smussare un problema che diventa sempre più d’ordine sociale, tuttavia è pur sempre vero che si tratta di uno strumento che guarda alla fascia cosiddetta grigia, vale a dire quella che non ha i requisiti per la casa popolare, ma non può permettersi o di pagare un affitto sul mercato privato, o tantomeno, di comprarsela, la casa. In quest’ambito dunque, entra in campo lo strumento dell’housing sociale. Che tuttavia da alcuni è salutato come “gli 80 euro di Renzi”; vale a dire, strumento che si rivolge a chi qualcosa ce l’ha già, lasciando a piedi le “centinaia almeno” che non hanno niente. Ma proprio niente niente.
A dire il vero, anche per loro, come dice la vicepresidente della Regione Toscana nonché assessore alla casa Stefania Saccardi, qualcosa dovrebbe cambiare. Cambiamento “perpetrato” con un altro, importante strumento, stavolta che tocca il cuore delle fasce disagiate, vale a dire la riforma dell’Erp. Un disegno di legge già fortemente contestato, su queste pagine, dal più grosso (e tutto sommato più istituzionale) sindacato degli inquilini, vale a dire il Sunia. Ma che, secondo Saccardi, ha tutte le caratteristiche per spazzare via iniquità e vecchie ingiustizie e fare spazio a nuovi e più equi meccanismi. Ad esempio, dice sempre Saccardi, di fronte ad alcuni capisaldi “non vogliamo indietreggiare: niente case dunque a chi le occupa illegalmente o per chi ha redditi oltre certi limiti guardando anche ai depositi in banca, nessun alloggio a chi ha altre proprietà e magari una casa al mare o la Porsche”.
In tutto ciò, il social housing di cui si è trattato nel convegno, appare per ciò che è: uno strumento non alternativo ma complementare a una politica della casa che guarda in più direzioni. Anche se, ed è questo il protagonista muto dell’incontro, tutto si scontra con risorse pubbliche sempre più scarse di fronte al crescere dell’emergenza. Insomma, cresce il bisogno, diminuiscono i soldi. Una situazione tutttavia che potrebbe avere avuto una svolta proprio con l’adesione della Regione Toscana al fondo Housing Toscano.
Prima di spiegare il meccanismo del fondo cui la Regione Toscana ha aderito con 5 milioni di euro, è importante chiarirne gli obiettivi. Ci pensa l’assessore regionale Vittorio Bugli, che spiega che da un lato l’iniziativa è volta a ridare fiato e sostegno alle imprese edili evitando consumo di nuovo suolo, dall’altro ha lo scopo di mettere a disposizione della ormai famosa “fascia grigia” della popolazione abitazioni a canoni accessibili. L’assessore punta anche un tetto: quello dei 450 euro (forse anche meno, dice Bugli) di affitto. Del resto, il percorso avviato nel 2013, concretizzatosi con l’adesione della Regione al Fondo Housing Toscano, punta a recuperare e mettere a disposizione i tanti alloggi invenduti che ci sono anche in Toscana: immobili in mano alle banche a seguito del fallimento delle imprese che li avevano realizzati, nella disponibilità di imprese che non riescono a venderli oppure da ristrutturare e completare, e quindi occasione di lavoro per imprese piccole e medie. Il tutto attraverso il fondo partecipato da FIA dove investono Cassa Depositi e Prestiti, il Ministero per le infrastrutture e i trasporti e altri partner istituzionali.
Ed ecco come funziona il Fondo: per ogni euro che la Regione vi ha messo, Cassa depositi e prestiti (o meglio il Fondo FIA Fondo Investimenti per l’Abitare) ne ha aggiunti 2,33. Così cinque milioni di euro sono diventati 16,7 milioni di investimenti: soldi a disposizione per acquistare alloggi sul territorio o ristrutturarli.
Cassa Depositi e Prestiti (o più precisamente il FIA) può arrivare a sottoscrivere fino al 70 per cento del fondo, ma la percentuale può anche aumentare. Oggi sono così 10,2 i milioni sottoscritti da privati, 26,3 dal Fia e 5 milioni dalla Regione.
“L’obiettivo a cui miriamo – sottolinea l’assessore alla presidenza Vittorio Bugli, che al progetto ha lavorato dal 2013 – è invitare ora altri investitori istituzionali ad entrare, fondazioni bancarie o Camere di commercio di tutta la Toscana. Non chiediamo un contributo a fondo perduto. Ogni investitore avrà infatti anche una redditività e con 24 milioni di nuove sottoscrizioni da parte di investitori istituzionali potremo avere un fondo da 150 milioni e oltre, quindi possibilità di avere molti alloggi da adibire a questa politica”.
Il Fondo housing toscano è stato costituito nel 2012 ed è uno dei dieci fondi partecipati dal Fondo FIA in tutta Italia, nato per dare una risposta al disagio abitativo che sia sostenibile dal punto di vista sociale, ambientale, energetico e finanziario. Altri tre fondi partecipati dal FIA sono in corso di progettazione. In Toscana sono già state raccolte sottoscrizioni per 41,1 milioni di euro: 31 dal Fia e dalla Regione Toscana, il resto da altri investitori. “L’obiettivo è arrivare ad un pacchetto da 150 milioni” ripete anche la vice presidente della Toscana Stefania Saccardi. Un patrimonio che conta 5 fabbricati a Firenze e 4 a Prato per 330 alloggi in locazione e quasi il 99 per cento al completo. Un fondo che già ha altri due progetti in sviluppo (a Paperino e in via di Gello sempre a Prato) per altri 157 alloggi che saranno finiti di ristrutturare rispettivamente nella prima parte di quest’anno – i 113 appartamenti di Paperino – e il resto entro il 2018. Un fondo che vuole espandersi a tutta la Toscana, prima a Pisa e Livorno e poi al resto della regione, che è uno degli impegni assunti con l’intesa siglata oggi.